È qualcosa, ma non certo una vittoria, purtroppo: l’accordo tra ministero dei Trasporti, Enac e Aeronautica militare per l’utilizzo della base aeroportuale di Sigonella durante la chiusura dello scalo di Catania Fontanarossa (previsione, dal 5 novembre al 5 dicembre) prevede un trasferimento di traffico inferiore al 30 per cento complessivo. L’autorizzazione, a quanto è dato sapere (non c’è alcun comunicato ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana o del Ministero competente) riguarderebbe soltanto 72 voli giornalieri, cioè 36 in arrivo e 36 in partenza. Catania Fontanarossa ha una media quotidiana di 170 voli, media largamente superata nei weekend. Dove andranno dirottati gli altri voli? Le competenti Autorità di ciò non parlano, in compenso viene annunciato che le operazioni di imbarco e sbarco avverranno da Fontanarossa, che i passeggeri dovranno presentarsi per il check-in tre ore prima della partenza dei voli programmati, che i passeggeri saranno condotti da Fontanarossa a Sigonella con autobus messi a disposizione dalla Sac (la società di gestione dello scalo catanese) o dalle Compagnie aeree. Ovviamente non parla delle (più che opportune e giustificate) misure di sicurezza che i militari adotteranno nei confronti dei passeggeri: presumibilmente, ovviamente, saranno guardati a vista, niente macchine fotografiche o telefonini che possano riprendere l’interno dell’installazione militare.
L’accordo raggiunto può considerarsi un successo, ma è un accordo, comunque, che è soggetto a imprevisti: Sigonella è la più importante base statunitense nel Mediterraneo (Naval Air Station) , ed ha un’intensa attività di velivoli ed elicotteri (è base logistica della VI Flotta USA), e base avanzata dei droni (i velivoli senza pilota, i ben noti Global Hawks) che hanno un bel da fare, da quando in Libia, a Bengasi, gli integralisti islamici hanno assaltato il Consolato americano e ucciso l’ambasciatore USA Chris Stevens.
Il senatore Enzo Bianco si è speso in prima persona per ottenere il risultato di utilizzare Sigonella per coprire le emergenze dello scalo civile di Fontanarossa: evidentemente non si poteva ottenere di più. Una situazione che, in ogni modo, bisognerà far comprendere a quanti utilizzano normalmente o occasionalmente il mezzo aereo (per lavoro o per svago, il discorso non cambia) per raggiungere mete nazionali o internazionali, tenuto conto che grazie alle Ferrovie sotto l’egida statale, raggiungere il Continente in treno è diventata impresa difficile, e “superare” lo Stretto di Messina per raggiungere le coste italiane è più facile farlo a nuoto.
L’emergenza Fontanarossa rimane, nonostante quanti esultano per la “concessione” minimale di Sigonella.
I passeggeri dovrebbero dire un “grazie” di cuore alle strategie politiche Made in USA che hanno trasformato il sereno territorio siciliano in un avamposto militare.
Salvo Barbagallo