Chi ricorda la caduta del Muro di Berlino? La globalizzazione, i mille e mille avvenimenti che hanno caratterizzato questi ultimi 25 anni probabilmente metteranno in secondo piano un evento che a ragione può considerarsi una svolta nella vita dell’Europa, dell’Occidente e del mondo intero. Oggi l’attenzione è puntata sulle stragi che compie l’ISIS e sulla destabilizzazione del Medio Oriente e dell’area del Mediterraneo. Ma 25 anni addietro, il 9 novembre del 1989, si verificò “qualcosa” che nessuno aveva previsto: la fine del comunismo e la fine della contrapposizione Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, i due “blocchi” contrapposti che potevano determinare la fine della stessa umanità. Crollò un “muro”, a colpi di piccone della gente che stava da una parte e dall’altra, uno Stato diviso, la Germania, tornò a unirsi. Forse ancora oggi c’è chi rimpiange quel Muro che divideva in due Berlino; forse oggi c’è chi rimpiange la “guerra fredda” che poteva diventare “calda” da un momento all’altro a furor di bombe atomiche; forse oggi c’è ancora che preferirebbe che si tornasse indietro, visto lo scenario attuale. Quel Muro lungo 155 km, eretto in una notte (fra il 12 e il 13 agosto del 1961, per mettere freno all’esodo verso l’ovest), fu cancellato dalla faccia della città. E il mondo cambiò.
Fra qualche giorno migliaia di tedeschi scenderanno in piazza per una grande festa popolare, alla Porta di Brandeburgo, epicentro di quel cambiamento popolare che nessuno credeva potesse avvenire. Daniel Barenboim dirigerà il quarto movimento della Nona di Ludwig van Beethoven, mentre verranno lanciati in aria 8000 palloncini illuminati a indicare quello che fu il lungo percorso del Muro di Berlino. Per chi crede ancora nel valore della Libertà sarà una grande festa.
“La Voce dell’Isola” vuol ricordare quell’avvenimento di 25 anni proponendo un documentario girato dal nostro direttore Salvo Barbagallo su quei luoghi 9 anni prima, nel 1980, quando il Muro era una tragica realtà. Un tributo a quanti caddero senza riuscire a sfuggire all’oppressione. Un tributo per non dimenticare.
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