Le tragedie dei migranti e le misure antiterrorismo

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tritonDi Salvo Barbagallo

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Le acque del Mediterraneo continuano a inghiottire migranti disperati: è possibile che nessuno riesca a dire “Basta!”, e porre un “Alt!” definitivo a questa catastrofe? L’indifferenza sembra generale, come se una vita non avesse alcun valore…E ora c’è pure il rischio di infiltrazione di terroristi fra quanti sperano di raggiungere la Sicilia.

L’ultima tragedia: 20 migranti dispersi nel mare in burrasca al largo di Malta e (fortunatamente) 80 salvati da pattugliatori maltesi, tutti a bordo di un gommone naufragato che stava dirigendosi verso le coste della Sicilia. Altri soccorsi – dopo una chiamata satellitare ricevuta dalla Guardia Costiera – sono stati portati da due motovedette partite da Lampedusa, e da un mercantile che si trovava nelle vicinanze, a un barcone in forte difficoltà che stava per capovolgersi. Tre donne e 67 uomini sono state trasportate in Sicilia.

Queste tragedie non fanno più notizia: rientrano nella “normalità” dei flussi quotidiani il cui inizio è passato in archivio, mentre nessuno è in grado di ipotizzare i tempi della conclusione. Se risponderanno al vero le informazioni fornite ai soccorritori da migranti giunti in Sicilia (e c’è poco da dubitarne) nelle spiagge della Libia sono attualmente ammassati in attesa di salire su barconi e gommoni, oltre due milioni di clandestini: un numero che dovrebbe impressionare le competenti autorità preposte al controllo. Ma così non: altri problemi, altrettanto gravi, sono sul tappeto. C’è la questione del terrorismo da fronteggiare, una questione che merita l’attenzione dovuta, che potrebbe essere collegata anche agli sbarchi dei migranti: da più parti viene chiesto, infatti, un maggior controllo e più uomini delle forze dell’ordine da impiegare. Fino ad ora, a quanto pare, il potenziamento per la sicurezza riguardante i migranti non è stato granché. Il pericolo “infiltrazione” di appartenenti alla jihad e all’Isis attraverso i flussi dell’immigrazione, “è notevole”, come ha affermato ieri a Londra per un vertice anti terrorismo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha aggiunto “I nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano, ma non si può abbassare minimamente la guardia“.

La nuova operazione “Triton” – la missione umanitaria che innalza la bandiera di Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere che ha sostituito la “Mare Nostrum” – più contenuta in termini di mezzi impiegati e raggio d’azione, sta suscitando già polemiche. Doveva essere la soluzione per fermare gli sbarchi, soprattutto per scoraggiare le partenze dall’Africa ed evitare nuove tragedie in mare. Invece l’operazione “Triton” non ha dato, almeno per ora, i risultati sperati. In poco più di tre mesi, da quando è partita la missione pianificata con l’Ue dopo il naufragio davanti all’isola di Lampedusa che causò centinaia di vittime, sono approdati sulle coste siciliane oltre 16.000 migranti, una media di 8.000 al mese. E dunque l’andamento dei flussi è rimasto in linea con quanto accadeva prima che si decidesse di avviare i pattugliamenti impiegando mezzi e uomini in accordo con gli altri Stati membri. Gli ultimi dati parlano chiaro: dal 1° gennaio al 27 dicembre sono arrivati 169.215 stranieri, di cui 120.150 in Sicilia. Quelli sbarcati fino al 31 ottobre, alla vigilia dell’entrata in vigore di “Triton”, erano stati 153.389. Dall’inizio di questo 2015 i migranti giunti in Sicilia sono stati oltre duemila.

Il progetto “Triton” approvato a livello politico dall’Unione Europea, dovrebbe essere un’operazione di polizia varata per contrastare i flussi illegali: prevedeva una linea di sbarramento sistemata a 30 miglia dalla Sicilia. Per effettuare i controlli è stato previsto l’impiego di 25 mezzi navali e 9 mezzi aerei, a guidare sono gli italiani dal Centro di coordinamento aeronavale della Guardia di Finanza a Pratica di Mare, dove sono presenti anche gli ufficiali degli altri Paesi e quelli di Frontex. L’accordo prevede che Malta si preoccupi esclusivamente dei migranti soccorsi o individuati all’interno delle proprie acque.: è quanto è accaduto mercoledì scorso con l’ultimo salvataggio di migranti avvenute nelle acque maltesi. Il resto riguarda l’Italia, che deve occuparsi sia degli irregolari, sia dei richiedenti asilo anche se l’individuazione è stata effettuata da un mezzo straniero. Sono invece vietati i respingimenti: i migranti dovranno essere sempre portati a terra per individuare chi ha diritto allo status di rifugiato. Questo stato di cose ora preoccupa.

I controlli antiterrorismo ora sono più marcati anche negli aeroporti siciliani. Le riflessioni del ministro Gentiloni ieri, giorno in cui un albanese di 30 anni è stato arrestato dalla polizia all’aeroporto di Catania perché trovato in possesso di documenti falsi. L’albanese tratto in arresto aveva una pen drive in cui erano salvate alcune sue foto con accanto un altro individuo mentre tenevano imbracciati dei Kalashnikov.

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