Isis contro Italia: minacce tra il dire e il fare

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Di Salvo Barbagallo

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È già pronto il piano d’intervento militare in Iraq e in Libia per fermare l’Isis?

Incominciamo con un forse. Forse ora che Obama incomincia a preoccuparsi della troppa vicinanza all’Europa dell’Isis (quell’Isis che è già a due passi da casa nostra) e incomincia a chiedersi se e quando le forze della coalizione anti jihadista dovranno intervenire in Iraq e anche in Libia, forse anche chi governa l’Italia si vedrà costretto a considerare seriamente il pericolo “terrorismo” sul nostro Paese. Il “forse” è d’obbligo visti i ritardi con i quali si sta approntando il decreto “urgente” anti – terrorismo annunciato dal Governo, e in particolare dal ministro, Alfano all’indomani dei drammatici attentati francesi. È trascorso oltre un mese dalla terribile strage alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e mentre in Francia la riforma del sistema della sicurezza (che ha posto la Gendarmerie alle dipendenze del ministero dell’Interno) è già in fase attuativa, in Italia di concreto si vede ben poco, soprattutto non vengono incrementati gli incentivi a favore delle forze dell’ordine e di quelle dei servizi segreti.

Di certo non è cosa facile per gli USA tornare ad occuparsi dell’Iraq e, particolarmente, della Libia post-Gheddafi con il chiaro fallimento della pseudo “Primavera” che ne è seguita in malo modo, ed altrettanto difficile riunire politicamente sulla delicata questione tutti gli alleati. Di certo, oltre l’Iraq squassato dall’Isis, c’è un interesse complessivo a evitare che la Libia si trasformi nell’avamposto dello Stato Islamico nel Mediterraneo. In Libia in tanti (Italia compresa) hanno la necessità di difendere consistenti interessi economici nell’area. Interessi petroliferi, anzitutto. Il quotidiano “Huffington Post” afferma che sulla volontà d’intervento in Libia contro l’Isis non ci piove, è che è in discussione soltanto la questione sotto quale egida internazionale una ipotizzata missione d’intervento dovrà essere attuata: sotto l’egida dell’Onu, oppure della Nato.

Su queste vicende appare scarsa l’attenzione dei mass media italiani, fin troppo presi dai giochi di governo del premier Matteo Renzi, dall’entusiasmo per la recente elezione del Presidente della Repubblica e dalle affettuose e penetranti esternazioni di Papa Francesco non solo nei confronti dei clochard di Roma. Non è per creare allarmismi che noi, su queste pagine, continuiamo ad occuparci di questa problematica: siamo stati anche “rimproverati” perché abbiamo indicato un possibile “pericolo infiltrazione jihadista” fra le migliaia di migranti che giungono in Sicilia. Se lo abbiamo fatto (e continuiamo a farlo) è perché sussiste una circostanza che non si può negare: i barconi provenienti dalla Libia salpano da zone che sono in mano a jihadisti e i “convogli” umani dagli stessi jihadisti sono controllati. Che poi il ministro Angelino Alfano “ufficialmente” non tenga conto di questa fattore è tutt’altro discorso, è un discorso esclusivamente “politico” probabilmente nel tentativo-speranza di eludere una scomoda realtà.

A questa situazione altri allarmi dei servizi segreti si aggiungono. Come ha evidenziato il quotidiano “Il Giornale”, si  teme “un asse del terrore tra ex brigatisti e terroristi islamici: dieci persone sotto controllo (…). Si tratta di ex br e di appartenenti all’estrema sinistra pronti a combattere insieme ai jihadisti contro il nemico comune dell’imperialismo e del sionismo”. Anche se lo stesso quotidiano ammette che “Finora però per questi soggetti non c’è alcun riscontro di attività eversive finalizzate ad atti terroristici. Ma i rapporti tra i due mondi sarebbero testimoniati da un e-book dei jihadisti che lancia un appello agli estremisti di sinistra affinché si uniscano alla lotta armata della jihad”.

La “minaccia”, dunque, per l’Italia và dal nord all’estrema periferia sud, cioè sino alla Sicilia. Una mappa apparsa su internet mostra il piano dell’Isis per sferrare un attacco al nostro Paese. Secondo quanto si legge in un e-book diffuso in rete dai jihadisti l’attacco dovrebbe arrivare molto presto.

Ci bagniamo prima che piova? Se il cielo è cupo e nuvoloso, non è meglio tenere a portata di mano un ombrello? Preferiremmo vedere il premier Matteo Renzi con meno sorriso-standard in volto occuparsi di queste problematiche, distogliendo, magari per qualche attimo, dal perseguire il suo obbiettivo principale, quello di tentare di distruggere la cosiddetta “destra” nei suoi cosiddetti vari rappresentanti. Sicuramente gli Italiani lo apprezzerebbero maggiormente.

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