Il sequestro dell’impianto satellitare USA di Niscemi da parte della Procura della Repubblica di Caltagirone non è stato un “pesce d’aprile”, come molti hanno ritenuto. Ciò che comporterà questo provvedimento ancora non è dato conoscere perché, al momento, non ci sono reazioni “visibili”. Indubbiamente qualcosa a livello governativo italiano e a livello governativo statunitense nelle ultime ore sarà accaduto. Sicuramente consultazioni ai vertici per fronteggiare una situazione non messa in conto. Stiamo parlando di un vero “caso” internazionale, anche se i mass media lo stanno snobbando, e anche se, come detto, non si registrano reazioni apparenti da parte governativa. E’ forse quest’ultimo aspetto, la mancanza (ripetiamo, almeno apparente) di reazioni che dovrebbe fare riflettere e puntare maggiormente gli occhi su Niscemi e sulla Sicilia.
La prima domanda che appare piuttosto ovvia, ma che nessuno sembra essersi posto, è: può la magistratura italiana mettere i “sigilli” ad una installazione militare? Badiamo bene: può la magistratura italiana apporre i “sigilli” ad una installazione militare “straniera”, nella circostanza base della Marina degli Stati Uniti d’America?
E ancora: può la magistratura italiana “contrastare” i Trattati bilaterali Italia-USA?
Al di là della sentenza del Tar, il provvedimento della Procura di Caltagirone è un chiaro “stop” al MUOS di Niscemi, collocato nell’antico feudo Ulmo dove già dal 1991 esiste una delle più grandi stazioni di telecomunicazione della Marina USA nel Mediterraneo, la “Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) N8″, utilizzata per le trasmissioni in alta e bassa frequenza (HF ed LF) dei Comandi e delle forze militari operanti in una vastissima area compresa tra il Mediterraneo, l’Asia sud-occidentale, l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico. Attualmente a Niscemi sono installate 41 antenne di trasmissione HF ed una LF; il centro di telecomunicazione è sotto il controllo della U.S. Naval Computer and Telecommunication Station Sicily (NAVCOMTELSTA – NCTS Sicily) che ha sede a NAS II Sigonella.
Con l’installazione della stazione terrestre del MUOS, per Niscemi l’ennesimo “salto di qualità”: sul suo territorio una delle maggiori infrastrutture di guerra a livello planetario! Il MUOS “Mobile User Objective System” fornisce, una volta attivato (e c’è chi sostiene che le apparecchiature siano operative, anche se in fase sperimentale), è un sistema universale e multi-service a terminali e siti mobili e fissi per i servizi di telecomunicazione satellitare (SATCOM)”. Il sistema dovrà assicurare “una considerevole crescita delle odierne capacità di comunicazione satellitare così come un significativo miglioramento dell’operatività dei piccoli terminali”. Si tratta a tutti gli effetti di un sistema che fornirà servizi di telefonia cellulare alle forze militari utilizzando i satelliti che opereranno come “cell towers” nello spazio. Il MUOS Ground System – di cui la stazione di Niscemi è elemento chiave – permetterà le comunicazioni ed i controlli interfaccia tra i satelliti MUOS e le reti di telecomunicazioni del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti con base a terra.
E’ il “silenzio” sul provvedimento della Procura da parte delle autorità governative nazionali (ministero della Difesa, ministero degli Esteri, presidenza del Consiglio, presidente della Repubblica, eccetera) che lascia molto da pensare: può essere messo “KO” il MUOS dopo i costi sostenuti?
Già, i costi: a quanto è dato sapere, e sempre approssimativamente, il costo degli impianti MUOS si aggirerebbe sui sei miliardi di dollari: un programma che è stato portato avanti da una decina di anni a questa parte e che costituisce l’elemento chiave delle future strategie di guerra nello spazio e in ogni angolo del pianeta. Il MUOS, con le sue multifunzioni, dovrà assicurare il trasferimento d’informazioni e dati ad una velocità mai raggiunta nella storia delle telecomunicazioni e consentirà alle forze armate statunitensi di rafforzare ulteriormente la propria superiorità militare. Il MUOS viene considerato uno dei più lucrosi affari per i colossi dell’industria militare: la Lockheed Martin e la Boeing, che si sono occupati della costruzione e messa in orbita dei satelliti; la General Dynamics, che ha realizzato i quattro terminal terrestri; la Harris Corporation, che ha fornito le potentissime antenne ad altissima frequenza (UHF), la cui incompatibilità con l’uomo e l’ambiente è cosa ormai accertata.
Può la Procura della Repubblica di Caltagirone bloccare tutto questo pericoloso e costosissimo marchingegno americano? E’ logico pensare che vadano in fumo gli enormi investimenti consumati? Riteniamo che ciò, nella pratica, non potrà verificarsi. E’ solo questione di tempo: faranno sicuramente la voce grossa i competenti ministeri italiani, quelli che hanno permesso, grazie ai Trattati e ai Protocolli con gli Stati Uniti d’America, ogni tipo di installazione militare USA (non solo, quindi, quella di Niscemi) sul territorio siciliano e nazionale.
Forse il “quasi” silenzio sulla vicenda (che eclatante è!) dei mass media nazionali (e stranieri) ha un significato…