Intercettazioni e trasversalità

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di Salvo Barbagallo

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Purtroppo non si può fare a meno di parlare di cose sgradevoli quando si tratta di questioni di potere che poi, in un modo o in un altro, hanno ricadute sulla collettività. Così la “questione” delle intercettazioni portata alla ribalta dal giornale “Il Fatto Quotidiano” non può certo chiudersi con argomentazioni (valide o meno valide, poco cambia) che qualche protagonista può esternare su altri mass media. E’ già oggettivamente grave la circostanza che un generale debba vedersi “costretto” a dare spiegazioni pubbliche nel momento in cui altri autorevoli personaggi tacciono o hanno poco da dire sulle frasi da loro pronunciate, captate e registrate dai carabinieri del Noe.
I “giochi di potere”, quelli che una volta potevano essere chiamati “congiure”, hanno meccanismi sempre eguali, mutano solo i nomi degli “attori” che stano nell’ombra fino a quando non giungono alla ribalta a cose fatte. “Attori” sottovalutati, ritenuti magari di basso profilo, che, poi, irrompono prepotentemente sulla scena ed i più, non conoscendo i retroscena, si chiedono “come è stato possibile”. Il meccanismo del “gioco di potere” ieri, come oggi, si basa sulle cosiddette trasversalità, sugli interessi convergenti, sul dare qualcosa per ricevere qualcos’altro. Non c’è nulla di nuovo e può non esserci nulla di illecito, anche se alla fine le negatività pesano sui cittadini ignari o impotenti a fronteggiare con azioni concrete il momento che vivono.
Antonio Ferrara, sul quotidiano “La Repubblica” di due giorni addietro, apriva il suo servizio sulle intercettazioni che stanno facendo discutere non solo l’Italia, in questi termini: “Un’agenda telefonica fitta quella del generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi. Chiamava tutti, Matteo Renzi e Gianni Letta, Angelino Alfano e molti del “cerchio magico” del segretario Pd Matteo Renzi, da Luca Lotti a Dario Nardella e Marco Carrai. Con loro parlava della nomina del nuovo comandante generale della Finanza, un posto che voleva per sé”. Cosa c’è di eccezionale, se un alto ufficiale dialoga con esponenti politici di “alto” profilo? All’interrogativo ognuno può dare le risposte che meglio lo convincono. Cosa dice (sempre su “Repubblica) il generale Adinolfi? Ecco cosa afferma: “Io rispondo dei miei atti. Non delle mie amicizie, perché respingo il teorema che sarebbero indizio o prova di coperture…”.
Pier Francesco Borgia sul quotidiano “Il Giornale” di ieri scrive: ”Qualcosa sta cambiando anche a Largo del Nazareno/Palazzo Chigi (…) Per la prima volta il premier evita tweet e commenti (…) alla vigilia del debutto in aula della riforma delle intercettazioni. Delle battutacce su Enrico Letta non si parla. Meglio far cadere la questione. D’altronde che sarà mai? In effetti quelle intercettazioni mettono nero su bianco qualcosa che tutti già sapevano o almeno intuivano…”. Ecco, il problema (se tale lo vogliamo definire) è sintetizzato in queste poche battute: “… quelle intercettazioni mettono nero su bianco qualcosa che tutti già sapevano o almeno intuivano…”. Gli italiani non sono così sprovveduti come spesso vengono descritti: è solo che reagiscono male (non andando a votare) al loro disgusto verso la politica e verso chi la politica rappresenta. Non c’è alcuna meraviglia per le (vere o presunte) “congiure di Palazzo”: vengono date per scontate perché il “sistema” è sempre lo stesso. Lo stesso “sistema” che favorisce anche il diffuso clientelismo e le (vere o presunte) deviazioni, gli intrallazzi (piccoli e grandi), le speculazioni, gli accaparramenti dei “posti chiave” in una qualsiasi amministrazione, in un qualsiasi ente.
Non può meravigliare (e infatti non meraviglia) la “difesa d’ufficio” di Fabrizio Cicchitto (Ncd) che afferma “L’attenzione morbosa verso intercettazioni concernenti Renzi, prima ancora che si insediasse a Palazzo Chigi dimostra l’intento da parte di qualcuno di aprire con tutti i mezzi una fase destabilizzante…”. A Cicchitto (…ma quanto sono lontani i tempi in cui degnamente militava nel dimenticato PSI!) bisognerebbe chiedere: “ma Renzi, il rottamatore, non si potrebbe (auto) proclamare destabilizzatore principe”?
Indubbiamente era prevedibile che le intercettazioni che “Il Fatto Quotidiano” ha pubblicato, e i cui risvolti continua a seguire attentamente, finissero con il provocare uno scompiglio. Allora, quale detto è più adeguato “Chi la fa, l’aspetti”, oppure “chi di spada colpisce, di spada perisce”? Tutto appare inadeguato per descrivere ciò che (con troppa facilità) molti definiscono “squallore no-stop”. Bisognerebbe rendersi conto che in Italia (e non soltanto in Italia) un “sistema” sta crollando. Quando crolla un “sistema” è necessario sostituirlo con un altro: se non si è pronti per una alternativa, se non si è preparata una alternativa, allora si cade nell’abisso. Ed è questo il rischio maggiore che sta correndo il nostro Paese (e non solo il nostro Paese).

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NdR: Nell’immagine il Primo Piano de “Il Fatto Quotidiano” a pagina 7.

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