di Salvo Barbagallo
La Sicilia in quest’ultima settimana ha fatto notizia sui mass media nazionali: bisogna “ringraziare” la vicenda “Tutino Crocetta” e le conseguenti esternazioni del presidente della Regione Siciliana anche in merito al suo auto-ipotizzato suicidio con “tecniche” “apprese su internet”. La Sicilia, dunque, quasi sempre in prima pagina, comunque sempre con risalto, per una storia che è una matassa ingarbugliata che nessuno mostra interesse a dipanare. Almeno sino ad ora. Una “questione” emblematica che potrebbe considerarsi una sorta di depistaggio per allontanare l’attenzione dalle questioni sicuramente più importanti, a partire, per esempio, dalla stessa gestione della Sanità nell’Isola, terreno sul quale si è sviluppato lo scontro-incontro su Rosario Crocetta.
Era prevedibile (e noi lo abbiamo ampiamente anticipato, senza possedere “sfere di cristallo” in grado di prevedere il futuro) che il presidente della Regione Siciliana non si sarebbe dimesso: la sua iniziale “autosospensione” dal ruolo ricoperto ben indicava il percorso che sarebbe seguito. Pirandello insegna: ci sono Siciliani che hanno recepito la “lezione” dello scrittore (lo stesso Crocetta) e Siciliani che non hanno alcuna intenzione (o interesse) a comprendere come vanno le cose. A conclusione di questa prima parte della “commedia”, chi ne esce “vincitore” è lo stesso Rosario Crocetta che è assurto alle cronache nazionali, acquistando una notorietà che difficilmente avrebbe potuto raggiungere in altre circostanze. Per l’opinione comune, che il presidente della Regione Siciliana possa essere “vittima” o “colpevole” di chissà che cosa, poca importanza ha. Sicuramente molti lo hanno definito Uomo “coraggioso” dal momento che ha avuto il coraggio di parlare di “poteri forti”. Pochi hanno fatto caso, però, che nessuna indicazione sui “poteri forti” (cioè “identificati” con nomi e cognomi) sia venuta da Rosario Crocetta: ogni cosiddetta denuncia è rimasta nel vago, vicino di casa dell’ambiguo.
A Rosario Crocetta bisogna dire “grazie” perché è riuscito a far dimenticare (e fare uscire dai titoloni di testa dei giornali, o a non farli arrivare ai giornali) le questioni più vitali per la Sicilia.
A Rosario Crocetta, pertanto, bisogna dire grazie per le dimenticate tragedie quotidiane dei migranti e delle truffe sui centri di accoglienza?
A Rosario Crocetta bisogna dire “grazie” perché non si parla dei “buchi neri”dell’amministrazione della Regione?
A Rosario Crocetta bisogna dire “grazie” perché non si parla più del MUOS e delle decisioni prese dal TAR sul ricorso del Ministero della Difesa?
A Rosario Crocetta bisogna dire “grazie” perché non si parla dell’ossessiva disoccupazione (giovanile, e no) in Sicilia?
A Rosario Crocetta bisogna dire “grazie” perché non si discute sulla cinquantennale “occupazione” militare straniera (quella degli USA) del territorio isolano?
A Rosario Crocetta bisogna dire “grazie” per la grande attività che svolge l’antimafia?
Insomma, quante volte “grazie” i Siciliani devono dire a Rosario Crocetta per riuscire a mettersi alla pari?
I Siciliani non devono ringraziare soltanto Rosario Crocetta, ma anche chi ha rappresentato (e rappresenta) partiti, partitini e coalizioni di governo, cioè bisogna che ringrazino tutta la cosiddetta classe politica siciliana. Infine i Siciliani devono auto ringraziarsi perché (spiace dirlo) la responsabilità principale è quella di avere scelto l’attuale classe politica e di avere dato delega in bianco a coloro che li rappresentano.