di Salvo Barbagallo
Da tempo ha casa a Bagheria e fa la spola con gli Stati Uniti d’America, ma in Sicilia (da tempo) è passato e passa (quasi) inosservato. Se non fosse stato per una (pseudo) polemica insorta con Pietrangelo Buttafuoco (lo confessiamo) non avremmo avuto modo di leggere un bel servizio di Enrico Deaglio sul “Venerdì” di Repubblica che parla del personaggio che “vive” in Sicilia e, soprattutto, perché “è e resta” in Sicilia: parliamo di Edward Luttwak, un nome che (purtroppo) ai più non dice nulla.
Chi è Edward Nicolae Luttwak? Basterebbe prendere le prime righe di Wikipedia per incominciare a darsi una risposta: Edward Nicolae Luttwak (Arad, 4 novembre 1942) è un economista, politologo e saggista romeno naturalizzato statunitense, conosciuto per le sue pubblicazioni sulla strategia militare e politica estera, esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo americano. E noi non vorremmo andare oltre a parlare di questo personaggio che si dice “lavori” per la CIS, se non fosse per l’intervista di Deaglio nel corso della quale Luttwak afferma di “essere l’unico ad avere la ricetta per la Sicilia”, spiegando anche come uscire dal degrado dove si trova immersa l’Isola e i suoi abitanti.
Cosa dice di “interessante” il politologo “made in Usa”? Ascoltate, ascoltate, o leggete (che è meglio) in cosa consiste la “ricetta” per i Siciliani: “E’ semplice. Rialzando con orgoglio il loro vessillo indipendentista sanguinante, i siciliani si riuniscono in assemblea e dichiarano la loro separazione da Roma. Non vogliono più un soldo da chi li ha asserviti e distrutti. Il loro capo – che vedrei bene indossare un elmetto – prima di tutto dichiara che in ogni caso non vorrà essere rieletto, poi procede al licenziamento di tutti i dipendenti pubblici della Regione. Sarà riassunto solo chi ha intenzione di lavorare. Viene dato spazio all’iniziativa privata, al commercio, al turismo, alla cultura. Viene incoraggiato il co-investimento. Vengono ristrutturati i porti eliminando la burocrazia, viene alacremente costruito un hub portuale internazionale nella piana di Enna. L’isola non sarà più governata dalla mafia, dalla politica, dal Calogero Sedera, ma dai siciliani veri, compresi i suoi nobili, come ai tempi di Federico II. E di nuovo stupirà il mondo”.
Bisognerebbe analizzare parola per parola, quanto dichiarato da Luttwak per “cercare” di comprendere veramente cosa possa significare questo discorso, quale “messaggio” sia stato inviato, e a chi questo “messaggio” è indirizzato. Per noi le affermazioni di Luttwak sono un “messaggio” e, quindi, non dovremmo “perdonare” a Enrico Deaglio il suo commento: “La dichiarazione di indipendenza siciliana del professore Luttwak ha un tratto surreale…”. Per noi ciò che ha detto Luttwak è estremamente inquietante, tenuto conto che quanto normalmente esprime ha senso e valenza. Non è semplice “spiegare” a chi non conosce “le cose siciliane”, cioè la Sicilia nel suo passato, nel suo presente e…nel suo futuro. Diamo qualche indicazione, con cautela: non si sa mai…
Passato. Il contenuto del discorso di Luttwak non è un inedito: basta andare a rileggersi “La Sicilia ai Siciliani”, scritto in clandestinità e in chiave antifascista nel 1943, dal professore Antonio Canepa, (assassinato nel territorio di Randazzo nel giugno del 1945) per trovare le stesse indicazioni date oggi dal politologo “made in Usa”. La “ricetta” indipendentista è stata sempre a portata di mano!
Presente. Il presente si trascina dal 1950: l’occupazione di spezzoni del territorio isolano da parte di forti contingenti militari statunitensi altamente specializzati.
Futuro. La definitiva installazione del MUOS, sistema elettronico di controllo mondiale delle comunicazioni.
Luttwak (e Deaglio?) è sicuramente consapevole che, comunque, c’è una memoria storica che può far venire a galla episodi posti attualmente in archivi profondi, così come è sicuramente a conoscenza che numerosi sono i gruppi indipendentisti che operano in Sicilia, anche se ora appaiono scollegati e in contrasto fra loro: il “sentimento” indipendentista è reale e, nelle condizioni attuali, può tornare utile “pilotarlo”. Può essere, in ogni modo, una “carta di riserva” per qualsiasi eventualità. Anche questa possibile “eventualità” non sarebbe un “inedito”: basterebbe ricordare quanto si verificò in Sicilia alla fine degli anni Settanta: movimenti “separatisti” (forse anche armati) in contrapposizione, alcuni foraggiati dagli Stati Uniti d’America, altri dall’allora leader libico Gheddafi. L’obbiettivo identico: l’indipendenza della Sicilia! Poi, tutto rientrò nella cosiddetta normalità. Ogni evento, infatti, è rapportato alla condizione socio-politico-militare del momento che si vive. E la “condizione” che vive oggi quest’area della Terra, l’area del Mediterraneo, non può certo definirsi ottimale.
Per conto di chi parla Edward Nicolae Luttwak, e perché la sua presenza in Sicilia è diventata stabile (o quasi)? Sappiamo bene che in questo scacchiere mediterraneo la Sicilia occupa un posto primario: la presenza militare USA ne è una facile dimostrazione. L’autorevolezza di Luttwak in merito alle questioni internazionali è ampiamente riconosciuta e nulla accade a caso: alimentare in questo delicato momento politico italiano la voglia d’indipendenza innata nei Siciliani ha, dunque, uno scopo?
Rimane l’interrogativo.