Nella base militare di Sigonella (ovviamente) avviene tutto con grande riservatezza, una volta si sarebbe detto “in sordina”, così poco (o meglio nulla) si è appreso della “visita siciliana” del ministro italiano Roberta Pinotti avvenuta ieri e della visita siciliana” del capo del Pentagono USA in Europa Ash Carter. Le due “visite” concordate (ovviamente) per una riunione “bilaterale” in un luogo deputato (sic, Sigonella!) in previsione di un incontro oggi a Roma con altri (?) rappresentanti del governo italiano e in previsione della conferenza ministeriale della Nato che si terrà domani a Bruxelles.
Non occorre essere geni o esperti militari per capire che qualcosa stia bollendo in pentola, e che il centro di questo “qualcosa” sia la Sicilia con tutte le sue installazioni USA-Italia che ruotano attorno a Sigonella. Il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenber ha affermato con grande serenità che La forza di risposta della Nato “può già essere schierata rapidamente anche a sud, ma prenderemo in considerazione la necessità di altri mezzi per le minacce che affrontiamo” nel sud ed in particolare nel Mediterraneo.
Ci piacerebbe sapere chi in questo momento ci minaccia, da dove proverrà il pericolo e non ci rassicura la circostanza che la forza di risposta della Nato “può già essere schierata rapidamente anche a sud…”: queste appaiono come dichiarazioni che preludono un (possibile?) evento bellico. E’ già in corso l’esercitazione “Trident Juncture 2015” definita la più grande esercitazione Nato nel Mediterraneo dalla fine della guerra fredda, che si svilupperà sino a metà novembre, e che vede impiegati circa 6 mila militari soltanto in Sicilia e 36 mila in Europa (3 mila dei quali giunti in Europa direttamente dagli Stati Uniti), 200 tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini. Una esercitazione ad appena una settimana dalla conclusione della “Dynamic Manta”, iniziata il 12 Settembre scorso, e anche quella definita “la più grande esercitazione NATO del 2015” dedicata alla guerra sottomarina. Troppa carne al fuoco, si potrebbe dire, tenuto conto che, in pratica, non sembrerebbe soltanto battesimo della nuova task force dell’Alleanza, ma il preludio di iniziative di diversa natura vista capacità di “rischieramento” avanzato della Forze di pronto intervento, e vista l’attuale escalation bellica in Siria.
La “Sicilia armata” da chi deve difendersi? La Sicilia armata con una “minoranza” italiana (quasi di “dovuta partecipazione”), una predominanza assoluta di marca statunitense e (poi…non tanto sottotono) dei Paesi aderenti alla Nato, costituisce una vera e propria forza d’urto. Contro chi?
C’è da preoccuparsi? Ma che diciamo mai: la presenza del ministro Pinotti è veramente (…) rassicurante, di certo più rassicurante della totale assenza di quanti governano la Regione siciliana a tutt’altre faccende affaccendati…
Torneremo sulla questione.