Islam, Diego Fusaro, Catania e gli “infedeli”

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di Salvo Barbagallo

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Il politologo Diego Fusaro venerdì notte (20 maggio) ha “caricato” su youtube un suo intervento dal titolo “Islam e l’Occidente: cultura e religione. Oltre il terrorismo”. Un monologo di settanta minutiisla1 che, in pratica, ricalcava quanto espresso nel corso di un “Incontro” tenuto a Catania, organizzato dall’Istituto Internazionale di Cultura e dall’Istituto per la Cultura Siciliana con il tema “Islam, coscienza senza coesione”. A parte la “mancata” citazione di “provenienza” dell’intervento e a parte non avere “rispettato” la problematica che i due centri culturali avevano posto all’attenzione del docente, “qualcosa” da eccepire sulla esposizione di Diego Fusaro, alla fine, c’è. È importante, comunque, partire dalla presentazione dell’argomento fatta dal presidente dell’Istituto Internazionale di Cultura, dottor Salvatore Assennato nel pieghevole-invito della manifestazione, dalla quale prendiamo qualche stralcio: “Il mondo islamico è diviso tra diversi centri di potere in competizione fra loro. Ciascuno tenta di sfruttare l’identificazione musulmana con l’ummah al fine di promuovere la coesione islamica sotto la propria leadership (…) La coscienza senza coesione è un elemento di debolezza per l’Islam e di minaccia per le altre civiltà (…). Una “premessa” condizionante, quella di Assennato, disattesa da Diego Fusaro il cui obbiettivo (per quanto siamo riusciti a comprendere) è stato quello di spiegare e fare condividere l’importanza fondamentale che l’Islam riveste oggi come “civiltà” e “religione”, staccandolo drasticamente dalla contemporaneità del terrorismo, ma denunciandone l’emergenza sopravvenuta come “pretesto” per l’Occidente per limitare le libertà individuali e collettive in nome della sicurezza. Un pensiero complessivo che potrebbe essere condiviso se fosse indirizzato (a nostro avviso, ma potremmo essere in errore) a far “passare” la tesi che dell’Islam non si possa fare a meno in Occidente e che quindi bisogna aprirgli tutte le porte e accoglierlo con tappeti stesi a terra.

Ecco perché parliamo dell’Incontro di Diego Fusaro a Catania, in Sicilia, terra che con l’Islam ha avuto in passato ed ha nel presente per via dei migranti/profughi che affollano l’Isola.

isla2C’è da dire innanzitutto che se non fosse per le conseguenze derivanti dal terrorismo jihadista, probabilmente non si starebbe a parlare di Islam e di ciò che può rappresentare nelle sue mille sfaccettature. Le conflittualità con l’Islam quasi certamente ricadono sulle responsabilità del cosiddetto Occidente nei confronti del mondo arabo: la presunzione di “esportare” e soprattutto volere imporre un sistema di vita in un mondo diverso, con radici culturali e sociali difficili da essere compresi o interpretati.

Il tema dell’Incontro con Diego Fusaro intendeva collocarsi all’interno della riflessione sull’Islam in Europa, sulle diverse identità culturali, e sul ruolo dirompente delle migrazioni. Si tratta di questioni di importanza vitale sull’oggi, ma ancora di più sul futuro della civiltà europea, del nostro modo di vivere, democrazia, libertà di pensiero, laicismo dello Stato. Il dilagare delle tante presenze islamiche nei Paesi del continente, certamente galvanizzato dalle ricorrenti generosissime e non disinteressate donazioni provenienti dai regimi arabi, sta creando una gamma infinita di problematiche di relazione tra diversità confligenti, convivenze forzate incompatibili, fossati difficili da colmare.

Le politiche dissennate di accoglienza indiscriminata e incontrollata hanno finito col determinare le condizioni non della sbandierata integrazione fra culture diverse, ma di una sostanziale sottomissione della cultura europea al nuovo medioevo islamico.

Diego Fusaro non ha dato una “sua” lettura del tema “l’islam, coscienza senza coesione”, ma ha offerto indubbiamente un significativo excursus della cammino dell’Islam, ricco di annotazioni, il tutto con un carattere “accademico” lontano dalla realtà, e alla realtà legato (nelle conclusioni) solo per le ripercussioni negative riguardanti la effettiva (o tentata) limitazione dei diritti civili che alcuni Paesi stanno portando avanti con la “scusa” o quale conseguenza del terrorismo.

Noi vorremmo tenere conto di una sorta di denominatore comune dei tanti segmenti caratterizzanti il mondo islamico: quello della “conquista”, del trionfo sugli infedeli, dell’annullamento della laicità dello Stato, della legittimazione del potere politico attraverso l’identificazione con il potere religioso, in una teocrazia senza aperture possibili.

islaSe questo fosse veramente lo scenario che si sta costruendo, parlare dell’Islam equivarrebbe a evidenziarne la totale incompatibilità dell’Islam con la civiltà occidentale, nonostante questa sia evidentemente afflitta da forti problematiche, quali la strisciante ma sempre più appariscente crisi di identità e la presunzione di essere portatrice di rinnovamento là dove c’è solo trasformazione utilitaristica dell’esistente.

Nell’incontro con Diego Fusaro si sarebbe dovuto dare spazio ad un minimo di analisi sulla condizione del Mediterraneo, sul Mare Nostrum, ormai Mare Loro, di altri; si  sarebbe dovuto parlare delle pseudo “primavere arabe”; si sarebbe dovuto parlare dei Protocolli sottoscritti e mai applicati, come quelli di Barcellona del 1975 e del 1995, quest’ultimo noto come Partenariato Euro Mediterraneo che si prefiggeva la creazione di una politica per garantire la sicurezza e la stabilità della regione mediterranea, anche attraverso la scrittura di una Carta per la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo; si sarebbe dovuto parlare del mancato sviluppo economico della regione mediterranea, e la creazione di uno scambio culturale costante e forte fra le società civili dei Paesi membri, tutti presupposti di un Mediterraneo mare di pace. Processi avviati che non hanno avuto sbocco in quanto non funzionali agli interessi spesso innominabili di multinazionali e di gruppi di potere economico, che probabilmente perseguono l’obbiettivo della distruzione dell’Europa proprio attraverso la penetrazione dell’Islam, sotto le ingannevoli spoglie della globalizzazione, del multiculturalismo e della pace mondiale, magari sotto l’ipocrita egida delle Nazioni Unite, ormai sigla di comodo.

isla4La colta esposizione di Diego Fusaro (come si può ascoltare anche su Youtube) si è indirizzata “accademicamente” su quanto è bello e buono l’Islam, e la risposta banale potrebbe essere “Ma chi mai può avercela con l’Islam in quanto civiltà e religione?”.

Il problema non è l’Islam, ma la sua vocazione universale a imporre una pseudo morale individuale.

Non crediamo che l’Europa sia pronta all’integrazione così come viene presentata, alla convivenza forse, ma con condizioni regolamentate. E non è questione di tolleranza.

Basti considerare la questione immigrazione/profughi che ancora non si vuole comprendere nella sua reale natura e nella sua dimensione, preferendo ipocritamente adagiarsi su termini come accoglienza e solidarietà per coprire una situazione pericolosa e prossima a degenerare della quale non conosciamo le vere origini. L’Europa non è il nuovo mondo di Colombo, i migranti sì, è vero, fuggono dalle guerre ma da Paesi che sono ricchi e dai quali l’Occidente dipende per le fonti energetiche. La ricchezza sta in quei Paesi dai quali i migranti fuggono: un paradosso, se si considerano le attuali, negative condizioni socioeconomiche dell’Europa.

Per Diego Fusaro l’Incontro a Catania forse è un’occasione mancata: forse non si è reso conto di trovarsi in Sicilia, una Terra che con l’Islam ha convissuto… Un’occasione mancata

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