di Luigi Asero
Ricordate l’accordo con il quale il furbissimo Rosario Crocetta, governatore della Regione Sicilia, rinunciava al contenzioso tra Stato e Regione per un ammontare pare a quasi 5 miliardi di euro in cambio di 500 milioni dal Governo nazionale a chiusura di tutti i procedimenti? Quel contenzioso in buona parte vedeva vincitrice proprio la Regione che invece ha preferito contentarsi di una somma a forfait pari a 500 milioni di euro (un decimo praticamente) da riscuotere in tempi brevi. “Grazie” a quella clamorosa decisione la Regione ha alzato il suo debito a 7,9 miliardi di euro indebitando Sicilia e siciliani per i prossimi trent’anni (salvo ulteriori batoste).
Bene, i mesi sono passati e di quei “pochi, maledetti e subito” 500 milioni del Governo nazionale non si è vista nemmeno una monetina. Tanto che ora, con una lettera ufficiale della Funzione Pubblica regionale siciliana si avvisano tutti i comuni che non appare possibile trasferire i 340 milioni di fondi promessi. L’assessore Lantieri si arrende: in cassa soltanto 105 milioni. Il “sistema è imploso” tuona il vicepresidente dell’Anci, Paolo Amenta.
Ma, se non abbiamo memoria corta, già da queste pagine si denunciava l’andamento con diversi articoli dedicati proprio alla crisi finanziaria della Regione siciliana e sulle improbabili soluzioni adottate per far “rapida cassa”.
I Comuni non potranno così chiudere i bilanci (già tutti in ritardo) né programmare spese straordinarie (e manco fare quelle ordinarie a breve aggiungiamo noi), né si intravede soluzione per gli oltre quindicimila precari che entro fine 2016 andrebbero stabilizzati. Né è possibile pagare così le imprese cui è affidato il compito della pulizia delle vie cittadine siciliane e qualcosa già si vede in giro.
La Regione, come l’Italia e con esse tutti gli enti locali, si trovano nella situazione del transatlantico che mentre affonda illude i suoi ospiti che tutto va bene. L’orchestra suona, la gente balla, la nave affonda: Titanic-Sicilia.