di Carlo Barbagallo
C’è raccapriccio ad ogni raccolta e diffusione dei dati che informano sull’entità dei profughi/migranti che perdono la vita nelle acque del Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere le coste della Sicilia. Il raccapriccio dura poco perché subito dopo l’impatto alle notizie allarmanti subentra il consueto quotidiano. In fondo e purtroppo i numeri destano solo un’emozione temporanea: sono numeri che non fanno percepire la tragedia che rappresentano a livello individuale e complessivo.
Il Terzo rapporto sulla Protezione Internazionale ci dice che da gennaio alla fine di ottobre di quest’anno sono 4.899 i migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, dei quali 3.654 nel Canale di Sicilia. Vittime accertate perché nella realtà il numero potrebbe essere molto più elevato. La cruda statistica rivela che nei primi 10 mesi del 2016 i migranti arrivati in Italia sono un 13 per cento in più rispetto al 2015: nel nostro Paese sono state accolte 171.938 persone in diverse strutture di accoglienza (Caram, Cdam, Cpsam, Cas e Sprar), di queste 19.429 sono minori non accompagnati (12,1 per cento).
L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, commenta i dati diffusi da Caritas e Fondazione Migrantes: i numeri possono sembrare enormi e però aggiunge che sono numeri che possiamo gestire. Secondo l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue, insomma, l’Italia non farebbe fatica a gestire le 58 mila domande di asilo presentate nel 2016, sommate alle 83 mila dell’anno precedente. Come dire che non ci sono problemi di sorta in merito all’accoglienza. Per la Mogherini è tutto semplice e sostiene con serenità abbiamo le risorse, economiche ed umane. Ma è proprio così? Ci si chiede, allora: perché il ministero dell’Interno da mesi non paga le cooperative e le associazioni che si occupano di accoglienza degli immigrati/profughi e perché solo il 17,8 per cento dei fuggitivi ha ottenuto lo status di rifugiato o protezione sussidiaria?
Troppi dubbi sul “sistema” accoglienza, troppi interrogativi sul flusso ininterrotto di gommoni carichi di esseri umani che si dirigono verso l’Italia. Il Pontefice ha affermato “Il migrante deve essere trattato con certe regole, migrare è un diritto ma un diritto molto regolato”. Allora, quale sono le “vere” regole che devono essere applicate in merito all’accoglienza, se poi i risultati sono quelli che tutti hanno sotto gli occhi? Più volte abbiamo sostenuto che noi non crediamo al “buon cuore” di chi governa: siamo convinti che le cosiddette prese di posizione a favore dei migranti/profughi siano soltanto questioni di “politica”, in un quadro molto più ampio di “linee guida” tendenti a “favorire” il “forzato” esodo di migliaia e migliaia di esseri umani verso il “continente Europa”. È fin troppo accertato che sull’accoglienza e sulla solidarietà c’è chi ha speculato, e c’è chi continua a speculare indisturbato, a vario titolo e a vario livello.
Vladimiro Polchi sul quotidiano La Repubblica del 29 ottobre scorso aggiornava i lettori su quanto “costa” all’Italia l’accoglienza dei migranti/profughi: (…) Da anni ballano vari numeri: 35 euro al giorno per un adulto, 45 euro per i minorenni. A pesare sono soprattutto i centri governativi e le strutture temporanee: alberghi, camping e ostelli, che oggi ospitano ben 133.727 migranti (918 milioni spesi nel 2015, il 60% in più quest’anno). L’ultima stima complessiva è contenuta nella lettera indirizzata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ai commissari Ue: ben 3,3 miliardi di euro solo quest’anno (…). il ministro dell’Economia scrive che le spese per le operazioni di salvataggio dei migranti, prima assistenza e cure sanitarie, protezione ed educazione per oltre 20 mila minori non accompagnati sono stimate in 3,3 miliardi di euro nel 2016 (al netto dei contributi Ue) e in 3,8 miliardi nel 2017 in uno scenario stabile. Ma se il flusso di arrivi dovesse crescere si potrebbe arrivare a 4,2 miliardi di euro (…).
Forse questi numeri (leggasi “cifre” in euro) spiegano il perché i Centri d’accoglienza sono rimasti a secco… dei contributi loro dovuti.