Nelle ultime vacanze pasquali la Sicilia ha registrato un vero “boom” di turisti: da un capo all’altro dell’Isola migliaia di stranieri e, anche, connazionali provenienti dal Nord. Il numero dei passeggeri in arrivo nei due aeroporti principali, quelli di Catania e Palermo e pure lo scalo di Comiso, hanno dimostrato che una delle mete privilegiate in Europa è proprio la Sicilia, e non soltanto per quest’ultimo periodo di vacanze. Il flusso turistico dallo scorso anno, infatti, è stato in continua crescita. Purtroppo ai forestieri sono stati offerti (e si offrono) pochi servizi e molta spazzatura per le strade dei due capoluoghi, Catania e Palermo: come dire che i Siciliani non sono ancora attrezzati per l’accoglienza turistica e, inoltre, tengono in scarsa considerazione lo stesso territorio in cui risiedono e vivono.
È un paradosso non sapere valorizzare l’inestimabile patrimonio storico e artistico che l’Isola possiede e che attira e interessa migliaia e migliaia di stranieri. Certo non possono essere nascoste le responsabilità di chi governa la Sicilia sia a livello regionale, sia nelle singole province, o nei capoluoghi, o nella città piccole e grandi, così come non si possono ignorare le carenze imprenditoriali private che il turismo dovrebbero favorire con gli strumenti e i mezzi che già esistono.
C’è qualcosa di perverso nella mancanza di una concreta politica che indirizzi e pianifichi le mille e mille iniziative che possono essere intraprese per tramutare in realtà produttiva ciò che, al momento, può essere considerato solo potenziale. Eppure la “prova/provata” che il “potenziale” può diventare concretezza lo mostra chiaramente la strategia di ampliamento delle “rotte aeree” che ha posto in atto l’attuale management dell’aeroporto di Catania: incrementato fino al possibile il numero dei voli, perché oltre non si può andare per le limitazioni “militari” imposte dall’intensa attività del vicino scalo di Sigonella, in special modo da quando sono in forte operatività i droni Global Hawks statunitensi.
Carenze e limitazioni i punti negativi che “rallentano” lo sviluppo del comparto turistico in Sicilia? Non solo: c’è la diffusa apatia da parte degli stessi Siciliani a reagire alle negatività che li porta ad accettare ciò che proviene dai “piani superiori”. E di esempi possono, ovviamente, trovarsi non solo per quanto concerne il turismo, ma in tutti i settori dell’amministrazione della Cosa pubblica, che ricadono sistematicamente su una collettività. È come se ai Siciliani interessasse poco della loro Terra?