Il CGA siciliano boccia i ricorsi anti MUOS

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di Salvo Barbagallo

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Muos: è una storia già scritta, tutti lo sanno, anche coloro che (giustamente) protestano e continuano a denunciare l’abusiva costruzione dell’installazione militare statunitense in territorio siciliano, a Niscemi.

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L’ultima sentenza negativa viene dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia, organo di appello del Tar, che ha giudicato i tre ricorsi per bloccare l’attività del Muos di Niscemi presentati da Legambiente, Wwf, Comitato No Muos e dai Comuni di Modica e Gela contro la decisione dei magistrati amministrativi del 14 aprile del 2016. Le motivazioni della bocciatura del ricorso,  ribadiscono il precedente giudizio: “non può ritenersi che gli autori della sentenza in esame abbiano omesso di affrontare la questione della tutela ambientale della Sughereta (…) e che abbiano scientemente ritenuto che la tutela ambientale possa costituire un interesse recessivo rispetto ad altri interessi pubblici“. In pratica: fine della storia. Inutile, fra l’altro, anche la contrapposizione tra rappresentanti del Movimento 5 stelle (contrari alla realizzazione dell’impianto) e il ministero della Difesa Elisabetta Trenta che aveva difeso le posizioni made in USA.

Forse non a caso la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa segue, a distanza di pchi giorni, la conclusione della visita del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi negli Stati Uniti d’America. Una visita preceduta dalle dichiarazioni di Steve Bannon, già “chief strategist” del presidente Trump, con le quali si esplicava in maniera chiara la posizione USA: se l’Italia non assolve alle responsabilità che si è assunta sul piano militare, allora le cose cambiano e i rapporti vanno rivisitati. Come dire: su tutto ciò che riguarda la Nato, gli impianti satellitari di Niscemi del Muos, e i velivoli F-35 non c’è niente da negoziare, ma solo impegni da rispettare. Il CGA siciliano si è mostrato forse ligio alle disposizioni provenienti da Oltre Oceano? L’interrogativo è d’obbligo, tenendo conto che, in merito, tacciono da sempre gli organismi parlamentari della Regione Siciliana.

È sufficiente ripetere la frase “la presenza militare statunitense in Italia, e in Sicilia in particolare, deve restare sovrana” già scritta in occasione della visita “americana” di Moavero?


Inammissibili“. Così il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia, organo di appello del Tar, ha giudicato i tre ricorsi presentati per bloccare l’attività del Muos di Niscemi (il sistema di comunicazioni satellitari della Marina militare Usa), che si trova nella riserva naturale della Sughereta, istituita dalla regione nel 1997. A chiedere la revoca della decisione del 14 aprile 2016, con cui i magistrati amministrativi avevano autorizzato i ‘mega-radar’, sono stati Legambiente, Wwf, il Comitato No Muos e i Comuni di Modica e Gela. L’impianto in provincia di Catalnisetta, quindi, potrà continuare a operare.

Il progetto americano prevede la realizzazione di quattro satelliti e di quattro stazioni terrestri localizzate, rispettivamente, nel sud ovest dell’Australia, nelle Hawaii, in Virginia e, appunto, in Sicilia, nella stazione radio di Niscemi. Le motivazioni della bocciatura del ricorso, scrive Repubblica, confermano il precedente giudizio, sostenendo soprattutto che “non può ritenersi che gli autori della sentenza in esame abbiano omesso di affrontare la questione della tutela ambientale della Sughereta” ma, continuano i magistrati, “che abbiano scientemente ritenuto che la tutela ambientale possa costituire un interesse recessivo rispetto ad altri interessi pubblici“.

La decisione era molto attesa, soprattutto visto il cortocircuito politico che la richiesta di ricorso aveva creato. La contrapposizione era nata, in particolare, tra i rappresentanti del Movimento 5 stelle sul territorio e il ministero della Difesa. I primi da sempre contrari alla realizzazione dell’impianto, considerato dannoso sia per la salute dei cittadini che per quella ambientale, erano insorti contro Elisabetta Trenta, che aveva difeso le ragioni statunitensi. Proprio la ministra, infatti, aveva firmato una memoria per chiedere al tribunale di giustizia amministrativa di respingere il ricorso presentato dagli attivisti No Muos, salvo poi provare (quando però i termini per farlo erano scaduti) a ritirarla. Una svolta, secondo il deputato Trizzino, che dopo un incontro con la ministra e con il presidente della commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo, aveva annunciato che “l’Avvocatura dello Stato non si sarebbe presentata all’udienza del 14 novembre del Consiglio di giustizia amministrativa”. “Esprimiamo grande soddisfazione – aveva detto all’epoca il deputato – perché per la prima volta il nostro Paese si mette al fianco dei cittadini. È un fatto storico senza precedenti, di cui diamo merito all’intervento del ministro Trenta”. In quella occasione il deputato Trizzino aveva chiesto anche alla titolare della Difesa “la possibilità di avviare un’interlocuzione per procedere a nuove misurazioni delle emissioni elettromagnetiche nell’area del Muos, cosi come richiesto dalla cittadinanza di Niscemi”. La decisione di ritirare l’Avvocatura, però, era stata interpretata negativamente dagli attivisti che avevano temuto un “boomerang”. “L’assenza dell’avvocatura non equivale a una rinuncia alle difese, anzi, comporterà proprio la valutazione da parte del Cga delle memorie depositate dal ministero lo scorso 12 ottobre”, avevano detto gli ambientalisti.

Peter Gomez

di F. Q. | 14 Gennaio 2019

 

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