Dopo la presa di posizione del presidente Rosario Crocetta, anche l’assessore regionale all’Ambiente Maria Lo Bello e il presidente della Commissione Ambiente all’Ars, Giampiero Trizzino e il deputato Fabrizio Ferrandelli scendono il campo contro la realizzazione del MUOS a Niscemi. Tutti d’accordo – ovviamente in prima linea le associazioni ambientaliste che hanno sollevato il caso – nel dire “no” alla struttura statunitense di controllo e comunicazione satellitare: “Non molliamo la presa, il MUOS non va realizzato né a Niscemi né in nessun altro luogo della Sicilia. Nessuno può decidere della salute dei siciliani e nessuno può farsi gioco della sovranità del popolo siciliano”. Tutte bellissime parole, ma fuori dalla realtà politico-militare del Governo nazionale: la “sovranità” del popolo siciliano non è mai esistita, nonostante l’esistenza di uno Statuto Speciale che nessun Governo regionale ha mai voluto applicare nel corso dei decenni. In materia militare, poi, la buona volontà, le buone intenzioni non hanno avuto mai alcun peso, e lo dimostrano le numero installazioni militari esistenti sul territorio siciliano, nonostante che Trattati internazionali, firmati dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale, ne proibissero l’esistenza.
Nel caso di Niscemi si è dimenticato che la base militare è operativa già dal 1991 con le 41 antenne utilizzate per dirigere le attività dei sottomarini nelle acque del Mediterraneo. Importa ben poco che l’elettromagnetismo prodotto da questo sistema di comunicazione sia intollerabile per la salute e per l’ecosistema naturale circostante. Inoltre, non è soltanto una questione di utilità militare (soprattutto statunitense), ma anche una questione di investimenti che frutteranno fior di soldoni alle grandi imprese impegnate nella costruzione del Muos: al progetto di Niscemi la Us Navy ha destinato oltre 43 milioni di dollari, 13 dei quali per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei megageneratori elettrici e di un deposito di gasolio; 30 milioni di dollari per gli shelter e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche del sistema MUOS. Le buone intenzioni, pertanto, non potranno avere la meglio sulle “altre” buone intenzioni contrarie, quelle del Governo italiano che già ha deciso in merito da tempo, né la Sicilia e i Siciliani possono avere voce in capitolo: potrebbe essere messa in discussione la totale presenza militare straniera in Sicilia, a partire da quella collocata a Sigonella con gli armamenti noti e ignoti.
Ecco perché quella di Crocetta e quella di alcuni deputati regionali – senza mettere in dubbio la loro buona fede – ci appare come una sceneggiata, a uso e consumo solo degli sprovveduti, ma che non riesce a incantare quanti sanno cosa vuol dire un impegno (si chiamano “accordi”!) sottoscritto da un Governo nazionale che ha sovranità sull’intero territorio del Paese. Fino a prova contraria, la Sicilia ancora è parte integrante del territorio nazionale: la sua Autonomia è stata ed è solo sulla carta.
Ricordiamo cosa è il MUOS: il MUOS è un sistema radar satellitare di ultima generazione formato da tre antenne paraboliche, dal diametro di 18 metri e alte all’incirca 50 metri, che avranno una potenza simile a quella degli impianti di telefonia cellulare, che operano tra i 900 Mhz e i 2 GHz, e da un’antenna elicoidale, alta 148 metri usata per le comunicazioni dei sottomarini. Nel mondo ci sono altre tre ground station del genere (una in Virginia, una alle Hawaii e l’altra in Australia) che saranno collegate tra loro grazie all’ausilio di cinque satelliti. Il Muos dovrà sostituire la NRTF, il parco di 41 antenne già esistenti nella base militare americana in questa zona della Sicilia dal 1991 che viene ancor oggi utilizzato per le comunicazioni in superficie e sott’acqua. Il terminale terrestre di Niscemi sarà una delle quattro infrastrutture sparse per il mondo che assicureranno il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk (UAV-velivoli senza pilota) già dislocati a Sigonella.
Francis Drake.