Quanti morti ancora prima di trovare una soluzione umana?
Quanti migranti devono trovare ancora la morte nelle acque italiane prima che venga trovata una soluzione umana a una tragedia senza fine? Una tragedia che si ripete ormai con una cadenza impressionante a poca distanza dalle coste siciliane, a poca distanza da un’Isola che appare come l’ultima sponda della speranza.
L’ultima tragedia: un barcone con 500 persone a bordo, molti bambini, naufraga in fiamme al largo di Lampedusa, a mezzo miglio dall’isola dei Conigli. Recuperati 94 corpi, un centinaio tratti in salvo, gli altri dispersi. L’allarme del naufragio è stato dato dall’equipaggio di due pescherecci che transitavano nella zona.
Ma i mezzi militari italiani dove si trovavano e dove si trovano? Gli “occhi” della Aviazione militare italiana, quei fantastici “Atlantic” del 41° Stormo di stanza a Sigonella, così carichi di sofisticate attrezzature elettroniche per individuare le più minuscole imbarcazioni in movimento nelle acque territoriali (e no), non riescono a vedere nulla? L’interrogativo è d’obbligo: l’opera di prevenzione è fondamentale se si vuole che simili tragedie non si ripetono. Le navi della Marina Militare, quelle della Guardia costiera, che perlustrano senza sosta l’area del Canale di Sicilia, non riescono proprio a far fronte ad una situazione che diventa sempre più grave?
Nelle acque di Scicli pochi giorni addietro sono morti annegati 13 migranti, che si trovavano su un peschereccio partito da Tripoli con a bordo 200 persone che si è arenato sui fondali di sabbia a 50 metri dalla costa: a quanto pare le vittime sarebbero state costrette a gettarsi in mare da componenti dell’equipaggio, ma mancano le prove. Sette presunti scafisti sono stati fermati da agenti della squadra mobile della Questura di Ragusa, dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Modica: sono cinque siriani e due egiziani. Nei loro confronti si ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma anche morte e lesioni come conseguenza di un altro delitto doloso. Resteranno in carcere, ma chi ridarà la vita ai migranti morti?
A Lampedusa si piange, si prega, c’è disperazione, ma non c’è più posto neanche per i morti. Gli interventi governativi sono indispensabili: è solo la prevenzione che può aiutare. E’ solo un più attento controllo delle acque nazionali da parte dei mezzi aerei e navali che può mettere un freno alle tragedie. E’ solo vincendo l’indifferenza che si può dare una risposta concreta alle necessità e non scaricando le responsabilità gli uni sugli altri.