Il senso del paradosso di Angelo Orlando Meloni

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(Breve manuale di autodistruzione per il conseguimento della felicità)

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Angelo Orlando Meloni ha innato il senso del paradosso, come tutti i genialoidi riesce ad avere una visione deformata della realtà che lo circonda, manipolarla a piacimento secondo i propri gusti e la spigliata fantasia per servirla, sotto forme di originalissime storie, nei suoi libri. Un autore dotato di raffinato senso dell’umorismo, disposto a giocare con le sue idiosincrasie, le paure, le fobie in una serie di gag irresistibili. Non ci si annoia di certo a leggere “Io non ci volevo venire qui” (Edizioni Del Vecchio, pagg. 118, €. 14,00). Angelo è uomo dalla fervida immaginazione e dallo spirito indomabile, riesce a trasformare in satira irriverente qualsiasi argomento tratta. Il suo è umorismo scoppiettante, i suoi personaggi bislacchi e improbabili, coinvolti in situazioni surreali, pirotecnici commedianti degli equivoci, strappano il sorriso anche a uno che ha già ricevuto l’estrema unzione. Un’ umanità sgangherata, adorabile nella sua vacuità e sventatezza, composta da furbastri e aspiranti tali, che null’altro può pretendere, se non di essere assolta per legittimo impedimento. Si ride, a volte di gusto; altre con un velo di malinconia. Ma si riflette anche, sui personaggi che Angelo presenta: bizzarri, pirotecnici, millantatori. Profondamente umani e profondamente vulnerabili. Determinati a conquistare il mondo e già nati perdenti. Riuscire a coniugare ironia e letteratura, senza scadere nelle barzellette, è proprietà dei grandi scrittori e non vi è dubbio che Meloni sia uno scrittore di razza. Si può ricavare un romanzo gradevolissimo prendendo spunto dai piccoli fatti quotidiani? Sì, se l’idea viene a un autore dotato di esplosiva scrittura, disposto a mettere in gioco se stesso con spietata ironia, consapevole di voler infrangere la barriera dell’appiattimento, del quieto vivere, del chinare il capo rassegnati all’inerzia, per far emergere contraddizioni, prepotenze e malcostume. Un libro attualissimo, una sorsata di acqua fresca, a tratti delirante, estasiante, spumeggiante, esplora territori narrativi in grado di fare vibrare corde disperatamente umane.

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A questo punto mi chiedo (tutto il mondo si chiede) chi è Angelo Orlando Meloni: un nuovo Messia venuto a illuminare i popoli? Un Woody Allen che ha subito un trauma cranico? Il pronipote di Fantozzi, perennemente afflitto da cefalee? Uno spermatozoo andato a male che involontariamente ha imbroccato la volata giusta, classificandosi primo suo malgrado?

O turista ignaro che ti aggiri cinguettando per le vie di Ortigia, o giapponesino, cinesino armato di cinepresa che ti addentri per le stretti calli di via Maestranza; giunonica svedese dallo sguardo ammaliante, il volto solare e le tette al vento, che ti godi lo scirocco di Corso Umberto, non ti soffermare con le tue zummate solo sulla fontana Aretusa e l’Orecchio di Dionisio ma riversa l’attenzione su quel tizio dal viso scarno, abbandonato in un angolino buio, sofferente e anemico come uno che ha appena subìto il salasso da un vampiro di passaggio. Non è lì per chiedere l’obolo, sta meditando, sta creando, sta confabulando con i folletti magici della sua mente. Immortalalo, un giorno potresti essere orgoglioso di raccontarlo ai nipotini. Geni si nasce o si diventa? Forse il segreto è racchiuso tra le pagine di questo libro.

Incontro con lo scrittore

Angelo cos’è per te la letteratura?
Una combinazione di parole su carta o su carta virtuale dal significato a volte fumoso se non nullo, che nonostante questo in molti casi viene letta da un ragguardevole numero di persone convinte che questi nostri amati librettini occupano il primo posto tra le scienze e i saperi umani e che contengono sempre preziosi insegnamenti nascosti. In un numero più limitato ma forse più interessante di casi, la letteratura invece è una piacevole compagna di vita, un ottimo esperimento/simulazione di realtà, in alcuni momenti addirittura un salva-vita e solo accidentalmente contiene preziosi insegnamenti nascosti.

Quali sono gli autori a cui ti ispiri?
Libri ne ho letti tanti, non che voglia darmi arie da intellettuale, ma qualche lettura l’ho fatta. Parlare di ispirazione, di riferimenti, è difficile, perché sono onnivoro. Però posso dire che ho amato molto Il codice di Perelà di Palazzeschi, le opere di Tommaso Landolfi e La coscienza di Zeno di Italo Svevo; e poi Vonnegut, Heller, Sheckley… uff, ce ne sono tantissimi, compreso il grande Paolo Villaggio e i suoi strambissimi libri. Tra i contemporanei ho letto con sommo piacere alcune opere della divina Rosa Matteucci.

Definisci il tuo romanzo
È un romanzo comico che con la scusa di strappare al lettore gentile una risata, vuole anche farlo (farci) riflettere sulla sovrapproduzione di artisticità in un mondo che – forse – di questi surplus di chitarristi intimisti in cerca di un contratto discografico non ha un così disperato bisogno. L’orrore contemporaneo ha varcato lo schermo della tv ed eccoci tutti in fila come zombi ad aspettare il nostro turno per divorare il cervello altrui. George Romero aveva ragione.

Raccontaci qualcosa sul tuo editore.
È una casa editrice attiva da pochi anni ma con un catalogo di tutto rispetto. Coraggiosissima a pubblicare una collana di poesia in un paese nel quale – come ho letto su di un quotidiano – da un lato ci sono più di 20.000 aspiranti poeti pronti a pagare pur di stampare i loro versi, ma dall’altro lato le collane di poesia languono e prendono polvere sugli scaffali e rimangono invendute. Il che è un paradosso, la logica suggerisce che in presenza di così tanti aspiranti poeti le collane di poesia debbano vendere molto di più e invece… nisba. Come vedi ci siamo ricollegati al problema iniziale, nel nostro mondo c’è un surplus di artisticità che ben lungi dal configurarsi come una lieta occorrenza, degna di una nuova età dell’oro dove il lupo pascola con l’agnello e gli aedi fioccano, assomiglia sempre più a un corto circuito all’interno della nostra società malata di divismo, alla ricerca continua della gloria o quanto meno di una partecipazione ad “Amici”. Tornando alla casa editrice, sono estremamente contento del lavoro di Del Vecchio Editore. Con un catalogo così interessante, fatto di autori stranieri e italiani molto ben selezionati, nonché con una collana di poesia, come dicevo, molto raffinata, sono sicuro che farà molto parlare di sé.

Cosa c’è ancora nel cassetto?

C’è un altro romanzo comico, già scritto, il mio primo libro, la raccolta di racconti Ciao campione, che vorrei riscrivere, infine un altro libro che mi frulla in testa da un po’, ma siccome di scrivere non me l’ha ordinato il dottore e non ho mai sentito le voci né qualche entità superiore mi ha chiamato per assegnarmi la missione di salvare il mondo con un libro, non ho alcuna fretta di portare a termine il lavoro di scrittura e riscrittura. Potrebbero volerci anche anni, fuori da una pagina scritta ci sono un sacco di cose interessanti e romanzi se ne scrivono già troppi perché io abbia tutta questa voglia di contribuire a ingolfare le librerie e i cataloghi. Procediamo un passo alla volta.

12/09/2011 – Salvo Zappulla

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