La Turchia saluta l'Europa puntando alla leadership nel Mediterraneo

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Dopo la primavera araba è l’ora dell’autunno turco? Viene da chiederselo, visto l’iperattivismo delle ultime settimane del premier Erdogan. Un muoversi su e giù per il Mediterraneo che ha fatto storcere più di un naso nelle cancellerie che contano.

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Bye Bye Europa
L’ultima occasione, dopo il tour del capo del governo turco per le capitali dei paesi al centro delle sommosse di questo agitato 2011, è data le imminente perforazioni sottomarine alla ricerca di petrolio e gas che il governo di Cipro Sud ha deciso. Il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu giudica l’avvio delle perforazioni dei ciprioti a caccia di idrocarburi come una “provocazione” e assicura che, se i lavori cominceranno in queste ore come si prevede, anche la sua amministrazione avvierà analoghe prospezioni nel mare settentrionale. E non basta. Il governo turco, ha aggiunto che “se i negoziati di pace non raggiungeranno una conclusione entro la fine dell’anno sarà vera crisi con l’Ue”. E la presidenza di turno assegnata a Nicosia per il secondo semestre 2012, l’unica capitale del mondo spaccata in due, verrà considerata come un’offesa. Pertanto a fronte di una situazione che non si sblocchi, durante il semestre, ogni relazione diplomatica con l’Unione verrà sospesa.

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Un matrimonio sempre più in bilico
In realtà questo è l’ultimo dei segnali che il governo turco manda nei confronti una Europa incapace di accogliere il paese cerniera con il mondo arabo al suo interno. Le titubanze degli ultimi anni che hanno rallentato l’ingresso in Europa della Turchia hanno sempre di più innervosito la controparte che, sentendo ignorata dai potenziali partner, ha cominciato ad alzare la voce. Doveva succedere, i nodi stanno venendo al pettine. La Turchia ha chiesto d’essere accolta in Europa quando si chiamava ancora Cee. La domanda, presentata nel 1987, è rimasta sul tavolo per 18 anni e i negoziati sono decollati nell’autunno 2005. Da allora, appena uno dei 35 capitoli su cui si articola la trattativa è stato chiuso, mentre 18 sono stati congelati per l’opposizione di alcuni stati, principalmente Francia e Cipro. Nessuno prevede che l’adesione possa avvenire in tempi brevi e il 2020 offerto come riferimento all’inizio del ciclo appare ai più come un traguardo impossibile. E a questo punto i turchi hanno cominciato a guardarsi intorno e si sono resi conto che, nel quadro frammentato del Mediterraneo, possono trovarsi in una posizione di leader assoluto.

2012, la Turchia comanda nel Mediterraneo?
Si spiegano anche così le recenti tensioni con Israele e l’attivismo diplomatico nei confronti dei nuovi governi figli della cosiddetta Primavera Araba. La Turchia vuole diventare il primo punto di riferimento del mondo arabo e contribuire alla riscrittura dei nuovi assetti strategici in questa parte del mondo. Ma anche espandere la propria penetrazione commerciale in questa regione destinata a una grande crescita. Non a caso al seguito del premier nel tour delle scorse settimane ci sono 170 imprenditori.
“Ankara mira a ottenere ‘tre piccioni con una fava’ in questa fase in cui i rapporti con Turchia-Israele hanno toccato il fondo. Erdogan, infatti, non vuole soltanto lanciare un messaggio allo stato ebraico ma anche agli Stati Uniti, all’Occidente, ai leader arabi e islamici”, ha osservato il quotidiano filo-saudita “Asharq al-Awsat”. E, come in occasione delle rivolte degli ultimi mesi sulla sponda sud del Mediterraneo, l’Europa resta a guardare, simbolo di una unità troppo economica e troppo poco politica.

18/09/2011 – Marco Di Salvo

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