Non c’è pace per i Paesi dell’Eurozona. Anche la Slovenia rischia seriamente il default. I titoli di Stato hanno superato l’interesse del 7% e se non si riuscisse a farli scendere sotto il 5,8% il ricorso all’aiuto della BCE diventa imprescindibile.
Dopo l’ingresso nell’Unione Europea il 1º maggio 2004, la Slovenia ha adottato dal 1º gennaio 2007 l’euro al posto della precedente moneta nazionale, il tallero sloveno.
In Slovenia c’è una comunità autoctona italiana nella parte istriana, ed una ungherese ad est. Considerata la “Svizzera” dei Balcani la Slovenia si trova (improvvisamente?) a fare i conti con la difficilissima crisi congiunturale dei mercati che sta mettendo in ginocchio Paesi come Spagna, Italia e Grecia. La piccola economia dei Balcani rischia però di non veder pagati gli stipendi del settore statale nel mese di dicembre e di veder addirittura cancellate le tredicesime.
“Secondo gli indicatori macroeconomici – spiega l’economista Mojmir Mrak – non ha senso che il prezzo delle obbligazioni slovene siano maggiori di quelle italiane, ma il mercato lavora in base alle percezioni. I piccoli Stati pagano il prezzo di una minore liquidità. E la percezione del mercato è per i piccoli Stati un problema maggiore che per quelli più grandi. La Slovenia è entrata a far parte dei Paesi problematici dell’Eurozona”
In merito agli stipendi il Ministero delle Finanze sembra voler lavarsene le mani delegando ai singoli settori (Esercito come Sanità) la capacità di risparmiare su altri fronti al fine di consentirne il regolare pagamento.
Le cause secondo il ministro per lo Sviluppo, Mitja Gaspari, sarebbero sempre le stesse: mancata riforma delle pensioni, mancata approvazione delle leggi su piccolo lavoro e lavoro nero.
Al ministero delle Finanze calcolano che il Paese nel 2012 avrà bisogno di un credito di 3 miliardi di euro ma considerato il livello attuale dei tassi di rendimento questo significherebbe un interesse annuo di 90 milioni di euro pari allo 0,24 del Pil. La Slovenia ha a disposizione ancora depositi per 3,4 miliardi, ma vista la crisi degli istituti di credito sembra impossibile che lo Stato prelevi i suoi fondi.
Insomma l’Eurozona è ormai una continua Euro Emergenza.
Luigi Asero