Palermo, tre blitz antimafia, 36 arresti

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Importante operazione antimafia a Palermo. Sembra un’unica operazione antimafia, sono in effetti 3 operazioni condotte rispettivamente da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Le inchieste coordinate dalla DDA di Palermo colpiscono a vario titolo le famiglie mafiose di Brancaccio, San Lorenzo, Resuttana e Passo di Rigano. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e traffico di stupefacenti. Dal pizzo imposto a tappeto ai sub-appalti nel cantiere per il tram, al controllo delle assunzioni nel nascente centro commerciale di Zamparini (presidente del Palermo Calcio e vittima del racket) al quartiere Zen. Non è ancora pronto ma ma la mafia si era portata avanti con il lavoro, richiedendo assunzioni e decidendo quali negozi potevano occupare stand in galleria. Di questa parte si sarebbe occupato Giovanni Li Causi (gestore del bar all’interno dello stadio Barbera), che avrebbe anche garantito ai mafiosi l’approvvigionamento di biglietti omaggio per le partite casalinghe dei rosanero.

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Sarebbe anche emerso che a Brancaccio continua il dominio dei Graviano, rappresentati da Nunzia, sorella dei più noti e indicata dalle dichiarazioni del collaboratore Tranchina. Già condannata per mafia, era tornata a Brancaccio dopo aver scontato la pena inflittale e qui avrebbe ricevuto il denaro, in contanti, frutto delle attività estorsive della famiglia. Nunzia Graviano è stata arrestata dagli agenti del Servizio Centrale Operativo della Squadra mobile di Palermo coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli.

A Boccadifalco poi si è acquisita la certezza che sarebbero tornati ai vecchi affari gli “scappati”, i perdenti cioè della guerra di mafia che insanguinò Palermo negli anni ’80.  A Boccadifalco, comanderebbe Giovanni Bosco, parente di Totuccio Inzerillo, il più longevo uomo d’onore alla guida di un mandamento essendo stato nominato con il consenso dell’allora latitante Salvatore Lo Piccolo. Accanto a Bosco ci sarebbe Alfonso Gambino, inserito nella famiglia dell’Uditore nonché uomo di fiducia e portavoce di Bosco nelle trattative con i mandamenti di Porta Nuova, Tommaso Natale e Noce; Matteo La Barbera che incontrava i mafiosi durante l’orario di servizio utilizzando mezzi dell’Amat di cui è dipendente.

Appare anomalo come nello stesso giorno si siano concluse tre importanti attività investigative in perfetta contemporaneità. La spiegazione arriva dal Procuratore Messineo: “forse abbiamo prevenuto guai molto peggiori. È incoraggiante che alcuni degli imprenditori abbiano avuto il coraggio di collaborare. Spero che questo sia di stimolo per gli altri”.

Insomma tutti gli arrestati, o quasi, erano pronti ad azioni clamorose. Sia per la spartizione del territorio che per intimidire gli imprenditori dai quali pretendevano il “pizzo”. E forse la vicinanza del Natale aveva innalzato il livello delle loro pretese.

Luigi Asero

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