Emergenza crisi e nuova manovra, una “bomba sociale” ad orologeria

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In questi ultimi due anni al popolo europeo sono stati chiesti sacrifici importanti. Giustificati sempre da una nuova emergenza, più impellente della precedente, sono state imposte misure che per l’interesse nazionale e quindi europeo sono state annunciate come fondamentali, o comunque così è stato detto. Oggi, dopo i PIGS è il turno dell’Italia, o per lo meno è il momento di affilare ulteriormente una lama che già da tempo viene utilizzata per ferire, ma mai per uccidere.

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L’ultima manovra chiamata “salva Italia” sta letteralmente “destabilizzando” un Paese. Tutte le classi sociali, per motivi diversi, sono in fermento. Gli imprenditori, nonostante parte delle risorse recuperate dalla manovra siano destinate proprio al mondo delle imprese (vedasi il compiacimento di Confindustria), vedono aumentare la pressione fiscale ed il costo dei carburanti. Gli ordini professionali, ed i relativi membri, percepiscono il rischio che venga messo in discussione il ruolo svolto fino ad oggi all’interno del sistema paese a causa dei cambiamenti portati dai nuovi art. 32-33-34 della “Manovra”.

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I sindacati, invece, seguendo un gioco di ruolo, organizzano e indicono scioperi contro l’ennesima riforma delle pensioni.

In questo scenario generale di “crisi ed emergenza”, la totalità dei politici, nonostante unanimemente definiscano iniqua la manovra, non possono far altro che votarla! Parallelamente però, gli stessi rappresentati parlamentari si guardano bene dall’agire con la stessa fermezza su tutto ciò che riguarda il proprio status quo: province, stipendi, indennità, vitalizi.

Poi c’è il sistema bancario che invece viene agevolato almeno in due modi: 1) attraverso la limitazione dei pagamenti per soglie superiori ai 1.000,00 euro (norma necessaria, si poteva fare di più, se rappresenta il primo passo per una vera lotta all’evasione), che da un lato aumenta i margini operativi bancari e gli introiti provenienti da commissioni, e dall’altro riduce l’uscita di moneta liquida dal circuito bancario; 2) attraverso la garanzia “ incondizionata” dello Stato sulle passività bancarie, indipendentemente da come si sia giunti a tali passività e senza alcuna imposizione circa l’utilizzo delle risorse provenienti dalle operazioni per cui lo Stato garantisce.

In compenso, però, le forze armate (militari) non vengono toccate minimamente dalla riforma pensionistica!

Infine ci siamo noi, persone fisiche che, rappresentando la totalità della popolazione, siamo i primi su cui si abbatte la mannaia della politica fiscale e, bombardati dai media sui privilegi di questa o quella classe o su questa o altra ingiustizia sociale, rischiamo di avviare la “guerra dei poveri”.

Gli ingredienti sono quelli necessari per una bomba sociale ad orologeria: i privilegiati, le corporazioni (come ben spiegato da linkiesta.it), i tartassati.

Quest’articolo non deve essere interpretato come una critica a questo o quel provvedimento né tanto meno a questa o quella classe sociale, ma solo un invito rivolto a tutti a riflettere perchè: “il futuro dipende dal presente, il presente dipende dal passato”.

Oggi, nonostante i fatti sembrano seguire un percorso ben stabilito altrove, che ci rende tutti carnefici e vittime, abbiamo l’opportunità di essere artefici e fruitori del nostro stesso futuro.

Michele Cannavò

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