Aumenti, prime sberle agli italiani Dal 16 gennaio sciopero degli autotrasportatori in Sicilia

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Come volevasi dimostrare le sberle agli italiani stanno già arrivando: dal primo gennaio scorso è tutto più caro. Secondo le decisioni dell’Autorità per l’energia aumentano le bollette di luce (+4,9%) e gas (+2,7%), chi viaggia in autostrada pagherà in media il 3,51% in più rispetto allo scorso anno, la benzina è alle stelle. Non si tratta solo di stringere la cinghia e fare “sacrifici” per dopo risollevarsi: non c’è quella “equità” tanto promessa e tanto sbandierata, se poi si deve apprendere che chi dovrebbe rappresentare il popolo, cioè deputati e senatori, mettono in tasca ogni mese più di 16 mila euro lordi, e che per loro, almeno fino a questo momento, il privilegio di casta non è stato minimamente intaccato. E ciò nonostante che si era detto che gli stipendi dei parlamentari italiani sarebbero stati equiparati alla “media” europea. 16 mila euro lordi contro i 13.500 di un deputato francese, i 12.600 di uno tedesco, i poco più di 10 mila euro che guadagna un rappresentante della Camera olandese, i 9.200 di un deputato belga, gli 8.650 di un austriaco, per non parlare dei 4.630 euro che costituiscono il «misero» appannaggio di un deputato spagnolo. I cittadini si chiedono dove stia l’equità annunciata dal Governo Monti.

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I guai sono appena cominciati: nel corso dei prossimi giorni, delle prossime settimane verranno a galla le “vere” problematiche di questa Italia che non ha saputo trovare, grazie ai suoi parlamentari – di prima, di dopo e di tutti colori politici – la strada per uscire da una crisi che si è aggravata da un decennio all’altro, dalla fine del secondo conflitto mondiale.

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La prospettiva per la Sicilia è ancora più oscura: il Ponte sullo Stretto resta un miraggio, mentre la soppressione dei treni che collegano l’isola al Continente è un’amara realtà, il commercio nelle grandi città è a picco, la disoccupazione cresce e imprenditori vinti dalla disperazione e dagli usurai si suicidano. Un quadro fosco che la politica regionale non intende guardare, soddisfatta dalle feste di piazza di fine anno. Siamo alla frutta?

Intanto il prossimo 16 gennaio i camionisti siciliani bloccheranno il sistema dei trasporti dell’intera isola. La decisione è stata presa in accordo con il Movimento dei Forconi, che rappresenta il disagio del mondo dell’agricoltura, grazie all’intesa tra il presidente di questi ultimi, Mariano Ferro, e quello dell’Aias (Associazione Imprese Autotrasportatori Siciliani) Giuseppe Richichi.

L’agitazione durerà cinque giorni e non avrà solo lo scopo di fare abbassare le accise sul carburante, che ormai ha raggiunto livelli insostenibili per le vita delle aziende di autotrasporto, ma quello di dare prospettive di crescita e di occupazione ad un’intera regione. Si rischia dunque, di ritrovarsi in una situazione simile a quella dell’autunno 2000 quando il traffico commerciale su gomma si bloccò per 10 giorni mettendo in ginocchio l’economia della Sicilia e causando gravi ripercussioni nell’intero Paese

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