Da tre giorni a Palermo gli operai della Fincantieri attuano un blocco stradale sul viale della Regione Siciliana all’altezza del motel Agip in entrambi i sensi di marcia. Questa nuova manifestazione segue di pochi giorni il blocco delle vie del centro di Palermo. “Il gesto di oggi nasce dall’ennesima provocazione di Fincantieri, che ieri ha inviato a 130 operai le prime lettere che comunicano l’avvio della cassa integrazione straordinaria, così come previsto dall’accordo nazionale firmato a dicembre, che noi contestiamo. Ci saremmo aspettati un passo indietro dell’azienda, o che almeno cercasse un nuovo confronto con i sindacati e la Regione, invece continua a fare ostruzionismo e alimentare la tensione”, così spiega Francesco Piastra della Fiom.
Il piano industriale di Fincantieri, prevede per Palermo 140 esuberi e cassa integrazione straordinaria da quest’anno per 24 mesi per un massimo di 470 operai, sui 505 totali. L’accordo è stato firmato prima di Natale a Roma dai rappresentanti nazionali di Fim Cisl, Uilm, Ugl e Failms, ma respinto da Fiom e organizzazioni sindacali locali, che ora chiedono ai vertici nazionali il ritiro della firma.
Gli operai non sanno ancora che direzione prenderà il corteo, ma i sindacati rassicurano che non occuperanno l’aeroporto di Punta Raisi, così come stanno facendo oggi invece gli operai del cantiere navale di Genova che occupano invece l’aeroporto Cristoforo Colombo, occupazione sulla quale indagherebbe ora la Digos.
“La nostra protesta vuole essere un segnale sia all’azienda che al governo nazionale. Le istituzioni locali stanno mostrando collaborazione, ieri l’assessore Venturi (regione Sicilia) ha convocato un tavolo sulla vertenza per martedì prossimo, mentre da Roma c’è il silenzio assoluto. Temiamo che questo sia un appoggio implicito alle politiche di Fincantieri.
Dal suo canto l’azienda Fincantieri risponde alle proteste con una lettera aperta affissa nei vari stabilimenti e diffusa a mezzo stampa, di cui riportiamo il testo (parti in neretto evidenziate dalla stessa Fincantieri):
A tutti i dipendenti Fincantieri.
L’accordo nazionale sottoscritto presso il Ministero del Lavoro lo scorso 21 dicembre tra Fincantieri e FIM-CISL, UILM-UIL, UGL Metalmeccanici, FAILMS e FAILMS CISAL rappresenta un risultato di grande rilievo ottenuto a fronte di un grosso sacrificio da parte dell’Azienda e ha lo scopo in primis di salvaguardare i livelli occupazionali mettendo in sicurezza i lavoratori Fincantieri in una fase di estrema difficoltà. L’ accordo nazionale segue quelli locali sottoscritti nei mesi precedenti nei siti di Monfalcone, Muggiano, Riva Trigoso, sede Fincantieri di Genova, sede Fincantieri Palazzo Marineria di Trieste, con l’approvazione pressoché plebiscitaria dei lavoratori qui operanti.Sono questi i punti cruciali in cui si articola l’accordo raggiunto:
La salvaguardia di tutti i siti produttivi, grazie a un programma di razionalizzazione ed efficientamento dell’intero sistema aziendale;
L’assenza assoluta di licenziamenti forzosi a fronte di una riorganizzazione gestita con il ricorso alla cassa integrazione straordinaria (CIGS) per due anni e successivamente alla mobilità volontaria;
Conferma dell’anticipazione da parte aziendale dell’assegno di cassa Integrazione e conferma anche delle misure integrative all’assegno di CIGS a carico dell’Azienda, ovvero riconoscimento, a conferma dell’accordo del 1/4/2009, dei ratei di tredicesima, ferie, PAR, Premio di Produzione, nonché Premio di Programma, ticket per la partecipazione ai corsi di formazione e relativa indennità di trasporto (che portano il valore medio mensile di tale assegno a € 1.700 lordi per gli operai e € 1.850 lordi per gli impiegati che corrisponde, nel complesso mediamente ad un netto di € 1.400 circa);
L’incentivazione all’esodo per quei lavoratori con i requisiti per la pensione nel periodo 2012/2016 (siti Centro Nord) e 2012/2017 (siti Sud), e che decideranno di non opporsi alla messa in mobilità, corrispondente ad un importo mensile che, aggiunto all’indennità di mobilità netta, garantisca agli interessati il 75% della loro retribuzione individuale mensile per tutti i mesi di permanenza in mobilità.
L’incentivazione all’esodo, pari a 12 mensilità lorde di stipendio, per i lavoratori, che pur non accedendo ai benefici pensionistici, accettino volontariamente la messa in mobilità. Se questi lavoratori lo desidereranno inoltre, l’azienda sosterrà attraverso società specializzate “in outplacement” la loro ricerca di una nuova collocazione .
La messa in atto di tutte le modalità concordate per reimpiegare i lavoratori e limitare laddove possibile il ricorso alla CIGS, quali concessioni di part-time volontario, trasferimenti volontari su altri siti, riqualificazioni e riconversioni attraverso la formazione ad altre attività aziendali, ecc. L’Azienda, in presenza della drammatica crisi, ormai strutturale, che ha colpito il mercato (sia per numero di navi ordinate che per il livello dei prezzi) ha fatto ogni sforzo per garantire lo sviluppo di nuovi business, il rafforzamento di quelli già acquisiti e per limitarne gli oggettivi oneri sociali.
Si è però doverosamente preoccupata anche di non pregiudicare, accollandosi costi insostenibili, la continuità aziendale e di non mettere quindi a rischio TUTTI i lavoratori Fincantieri, ai quali viene richiesto un forte impegno per l’efficientamento del sistema aziendale, senza il quale, come più volte ribadito, sarà impossibile fronteggiare la concorrenza internazionale. Alla luce di quanto fatto e nell’attuale contesto di mercato caratterizzato da una feroce competizione tra le società cantieristiche, risulta evidente il comportamento autolesionistico di alcune minoranze, rispetto agli oltre 8000 dipendenti di Fincantieri, presenti negli stabilimenti di Sestri Ponente e Palermo che stanno mettendo in atto sistematicamente azioni che compromettono gravemente il regolare avanzamento dei programmi pregiudicando il rispetto dei tempi di consegna.
In particolare per Sestri le agitazioni traggono motivazione dal previsto fermo delle attività per mancanza di carico al termine della commessa in corso, situazione che peraltro ha già toccato altri siti aziendali quali Ancona e Castellammare di Stabia e che certo non verrebbe sanata dirottando tronconi da altri cantieri anch’essi non operanti a pieno carico. Tale operazione, peraltro, sarebbe impossibile sul piano tecnico-economico.
Il timore che ciò possa preludere ad un disimpegno dell’Azienda dallo stabilimento è pretestuosamente sollevato dalla FIOM strumentalizzando la limitata entità di investimenti previsti sul sito nel biennio 2012-2013 nel Piano presentato dalla Fincantieri. Tale considerazione non tiene evidentemente conto che il cantiere di Sestri nel biennio 2012-2013 sarà pesantemente interessato dai lavori di “riempimento a mare” previsti nell’Accordo di Programma sottoscritto in data 28.07.2011 (con un impegno in termini di investimenti di € mln 70) e che conseguentemente sugli impianti in tale periodo non possono essere operati che interventi di manutenzione ordinaria.
Quanto allo Stabilimento di Palermo, lo scorso 20 dicembre è stato sottoscritto un Accordo a livello locale con Fim-CISL, UILM-UIL, FAILMS e UGL che prevedeva, tra l’altro, la conferma della continuità delle attività dello stabilimento (di Riparazione,Trasformazione e Costruzione) e la gestione delle eccedenze ( che l’Azienda si impegnava a limitare da 175 a 140 unità) utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali disponibili e dove possibile la riallocazione in ambito aziendale. Senza licenziamenti forzosi. Tutti i punti qualificanti di tale accordo sono stati riconfermati in quello nazionale sottoscritto in sede di Ministero del Lavoro . In tale contesto le agitazioni in corso appaiono incomprensibili e possono addirittura compromettere la continuità produttiva dello stabilimento. E’ doveroso ricordare che Fincantieri si è fatta carico di mantenere in piena attività il cantiere pur in assenza degli interventi di costruzione e ammodernamento dei bacini, che, oggetto di accordi da anni, non hanno ancora trovato concreta attuazione.
Corre l’obbligo infine di denunciare queste forme di lotta che minano la fiducia degli armatori ( ci è stato già formalmente comunicato da alcuni di questi l’intenzione di ritirare le navi in lavorazione presso un nostro cantiere) e che ostacolano, con il rischio addirittura di farle sospendere, le trattative commerciali che, in questo momento di difficoltà, Fincantieri sta portando avanti . Tutto questo ci fa sorgere il dubbio che chi parla e lotta per affermare la strategicità della cantieristica operando con tali metodi, persegua in realtà altri fini che non sono quelli dell’interesse dei lavoratori e della società.
Alla lettera affissa da Fincantieri in tutti gli cantieri, replicano Bruno Manganaro e Franco Grondona della Fiom Cgil di Genova: “Questo management alla scoperta della crisi nel 2008 ha fatto seguire non scelte e non programmi sino al disastro di oggi. E addossa la colpa a chi difende il posto di lavoro.A Genova come a Palermo. Scrive che non c’è solidarietà e possibilità di assegnare pezzi di navi a Sestri quando è sempre stato fatto e Sestri, in passato, ha ceduto proprio lavoro ad altri cantieri in crisi. Vedremo il ministro Passera, azionista pubblico di Fincantieri se condivide queste pesanti provocazioni”.
Luigi Asero