La V sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio (chiede in sostanza un nuovo processo) innanzi alla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Milano per i 12 neo-brigatisti accusati di organizzare un attentato contro il giuslavorista Pietro Ichino (Senatore del Pd). La Suprema Corte non ha comunque disposto alcuna scarcerazione né il venir meno di alcuna delle misure di prevenzione precedentemente disposte dall’Autorità Giudiziaria.
Ciò che la Corte di Cassazione avrebbe rilevato in sostanza è che non appare corretta la ricostruzione dei fatti contestati e chiede pertanto maggior chiarezza tra i capi d’imputazione attribuiti ai presunti appartenenti alle Nuove Brigate Rosse.
In particolare la sentenza annulla le finalità di terrorismo a carico dei 12 imputati, così come annulla la costituzione di parte civile da parte della presunta vittima, Pietro Ichino. Questo perché potrebbe mancare la prova dell’attualità del suo essere nel mirino di attentati terroristici. Ma Ichino poteva comunque esser danneggiato anche solo dalla minaccia. L’annullamento di fatto appare solo formale, e non sostanziale, infatti pare che “non mette in discussione la materialità dei fatti contestati, ma solo la loro qualificazione giuridica“.
Nel processo ora annullato erano stati comminato rispettivamente 14 anni e 7 mesi di pena per Davide Bortonato e Claudio Latino, 10 anni e 10 mesi a Bruno Ghirardi, 13 anni e 5 mesi a Vincenzo Sisi, 10 anni e 8 mesi a Massimiliano Toschi e 8 anni a Massimiliano Gaeta. Condanne non superiori a 4 anni erano state invece inflitte a Amarilli Caprio, Alfredo Mazzamauro, Davide Rotondi e Andrea Scantamburlo.
Il rifacimento del processo potrebbe modificare queste sentenze a chiarire i dubbi rimasti sulla effettiva attività di tipo terroristico dei 12 imputati.
Luigi Asero