Siracusa. L’Archeoclub di Lentini a Megara Hyblaea

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Nei giorni scorsi l’Archeoclub di Lentini ha visitato il sito archeologico di Megara Hyblaea.

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Fondata presumibilmente nel728 a.C. da colonizzatori megaresi guidati dall’ecista Lamis, in prossimità del mare e a poca distanza da Leontinoi e Siracusa, sorte negli stessi anni, Megara Hyblaea non è mai sembrata essere una città di rilevante importanza e non ha mai tratto vantaggio dalla sua posizione geografica, eppure le sue vestigia testimoniano l’esistenza di una città ben articolata e interessante.

Movimentata la sua vicenda storica. Secondo il racconto di Tucidide, a fondare Megara Hyblaea furono coloni provenienti da Megara, importante città greca, guidati da Lamis, che dopo essersi stabiliti per qualche tempo a Leontinoi e poi a Thapsos, dove Lamis morì, ebbero concesso dal re siculo Hyblon il territorio dove si insediarono definitivamente. In segno di gratitudine la nuova città aggiunse al nome della madrepatria Megara l’appellativo di Hyblaea.

Il VI secolo fu un periodo florido per la città, attestato e dalla fondazione della sottocolonia Selinunte e dal gran numero di opere d’arte rinvenute nel suo suolo. Ma nel 483 a.C., secondo il racconto di Erodoto, fu distrutta da Gelone, tiranno di Siracusa. Seguì un periodo di abbandono e sulle sue rovine i Siracusani costruirono in seguito fortificazioni per difendersi dagli Ateniesi durante la sfortunata spedizione di questi in Sicilia (415-413 a.C.).

La città fu rifondata nel340 a.C. da Timoleonte, che ne fece una colonia di Siracusa.

Assediata, conquistata e distrutta nel213 a.C. dal console Marcello, nel corso delle vicende della seconda guerra punica, la città continuò a vivere senza importanza come insediamento romano fino al VI secolo d.C., quando si eclissa definitivamente.

Tuttavia, nonostante le sue tribolate vicissitudini storiche, notevoli e importanti sono i suoi reperti archeologici. Gli scavi, iniziati alla fine dell’Ottocento da Paolo Orsi e da Francesco Saverio Cavallari, sono stati successivamente ripresi e condotti con successo dall’Ecole Francais di Roma, sotto la direzione di Georges Vallet e Francois Villard, e poi dagli archeologi italiani Luigi Bernabò Brea e Gino Vinicio Gentili.

Dopo secoli di letargo, i ripetuti interventi hanno messo in luce le necropoli, i quartieri centrali della città arcaica ed ellenistica, le fortificazioni del III secolo a.C.

Sono ben visibili, tra l’altro: l’agorà, i bagni ellenistici, resti di mura di cinta, le fondamenta di un tempio arcaico e parti di un tempio ellenistico, un’officina, botteghe e case, l’heroon (tomba di eroe), il pritaneo (palazzo dei magistrati).

La lettura del sito si presenta di difficile interpretazione a causa delle sovrapposizioni di strati abitativi di epoca arcaica, ellenistica e romana, fra loro collegati dal riutilizzo e dalla rielaborazione delle strutture che mantennero però quasi sempre inalterate la loro funzione.

Probabilmente, Megara Hyblaea, fin dalla sua nascita, stritolata tra Leontinoi e Siracusa, sicuramente di maggiore rilevanza, visse una parabola storica altalenante che ne accelerò la fine, ma non ne compresse i connotati culturali e artistici. Epicarmo (prima metà del V secolo a.C.) – a cui si deve, secondo Aristotele, l’invenzione della commedia greca – fu suo cittadino illustre.

Una gita culturale sicuramente ricca e istruttiva, a cui non poco ha contribuito la dottoressa Maria Musumeci, guida eccellente, sempre garbata e professionale.

Marisa Cardillo

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