Un romanzo su Diego Velàzquez il pittore di re Filippo IV di Spagna

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Sarà in libreria dal 15 marzo, fresco di stampa, il romanzo “Il ritratto di Venere – La vita segreta di Diego Velàzquez”, del giornalista Riccardo de Palo, per le edizioni “Cavallo di Ferro”.

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“Caro Juan,

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quando riceverai questa lettera, forse sarò già morto. O forse la voce del volgo, che viaggia più veloce delle parole dei signori e dei sovrani, ti avrà già raggiunto nella tua casa romana. Vorrei poter sperare nella prontezza di questa pergamena sigillata frettolosamente con la ceralacca. Vorrei poter credere nelle falcate dei cavalli spronati a sangue dai messi reali. Ma la voce della gente è come il vento che soffia forte sulla spiaggia. E noi siamo solo parole, scritte in fretta sulla sabbia. Forse, amico mio, domani non sarò più in questo mondo.

Ma tu non dovrai rattristartene, perché avrò tratto da questa vita quanto avrò potuto. Sappi che me ne vado senza rimpianti, né lamentele. Sappi che Diego Rodriguez de Silva y Velázquez, cavaliere dell’Ordine di Santiago, non ha mai cercato di prolungare i suoi giorni su questa terra. La nostra vita è solo una goccia nel mare del tempo; e non sono così stolto – o privo d’immaginazione – da poter escludere che questo nostro stato non sia soltanto una temporanea finzione. Ricordatene se un giorno, oppresso dai ricordi, o da qualche bicchiere di troppo, ti verrà voglia di piangere”.

Diego Velázquez, il pittore favorito di re Filippo IV di Spagna, scrive in punto di morte, nell’agosto del 1660, una lettera a Juan de Cordoba (suo amico e collaboratore durante la seconda visita a Roma), ricordando gli episodi principali della propria vita. Dopo i primi anni nella bottega del maestro Pacheco, le nozze con Juana e le prime prove artistiche, con l’avvento di Filippo IV al trono di Spagna, la vita di Velázquez approda a una svolta: viene invitato a corte e i suoi ritratti hanno un grande successo. Il pittore diventa il testimone privilegiato del suo tempo: il «siglo de oro» dell’arte e della letteratura spagnola. È Rubens a convincerlo a recarsi in Italia, dove Velázquez studia i capolavori di Michelangelo, di Raffaello, di Tintoretto. Al suo ritorno a Madrid, è già un artista maturo e un uomo disincantato. La vita di corte gli va stretta e, mentre Spagna e Francia si confrontano in una guerra sanguinosa, continua a produrre capolavori e a frequentare i geni del suo tempo, come Calderon de la Barca. Velázquezriesce a tornare a Roma soltanto a cinquant’anni, quando il sovrano lo incarica di acquisire inestimabili opere d’arte per adornare il Palazzo Reale. Il pittore viene aiutato da Juan de Cordoba, poi destinatario delle sue memorie. Nella bottega di Pietro da Cortona, Velázquez incontra Marta, la ventenne che gli darà un figlio illegittimo e sarà fonte d’ispirazione per la sua Venere allo specchio. La relazione, però, ha un epilogo burrascoso quando lui le rivela di essere sposato; così è costretto a tornare a Madrid da solo, ma non prima di aver affidato a Juan de Cordoba il figlio Antonio, nella speranza di assicurargli un avvenire migliore.

A Madrid il regno è ormai allo sfacelo; il re nomina Velázquez maresciallo di palazzo, ma la carica lo allontana sempre più dalla pittura. In questi ultimi anni il pittore riesce a trovare il tempo di creare i suoi capolavori, come Las Meninas e Las Hilanderas. Durante l’ultima trasferta ufficiale, Velázquez si ammala gravemente di malaria e, sul letto di morte, scrive le ultime righe all’amico lontano, chiedendosi cosa gli abbia lasciato la prossimità del potere, e rendendosi conto con orrore di aver fatto troppe rinunce importanti.

I fatti narrati in questo romanzo sono tutti reali e sono ricostruiti grazie alle numerose fonti storiche disponibili.

Riccardo De Palo (Livorno, 1964) è giornalista professionista e dirige la redazione Esteri del «Messaggero» come caposervizio; si occupa principalmente di temi legati alla politica internazionale, ma anche di letteratura, storia e arte. Il ritratto di Venere è il suo primo romanzo.

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