Così è (se vi pare), esemplare indagine in tre atti che provoca e contrappone due “teatri”, è definita dall’autore una parabola. Un’intera città di provincia si unisce a condurre un’inchiesta su due personaggi assai grigi ma consapevoli di essere “diversi”: il signor Ponza e sua suocera, la signora Frola, che si accusano reciprocamente, con molta dolcezza, di essere pazzi perché intrattengono rapporti diversi con la stessa persona, considerata dall’uomo una seconda moglie, dalla donna, sua figlia e prima moglie dell’uomo.
L’inchiesta assume toni inquisitori e crudeli da parte dei benpensanti provinciali, che diventano veri e propri carnefici dei due personaggi. Questi, sempre più isolati come vittime, sono sempre più solidali tra di loro. Fino alla comparsa finale della signora velata che dichiarerà di essere sia la figlia della signora Frola, che la seconda moglie del signor Ponza e per sé nessuna: “Per me io sono colei che mi si crede”, battuta che provoca il commento di Laudisi, personaggio-guida del dramma, e portavoce dell’autore: “Ed ecco, o signori, come parla la verità” e la sua risata, che chiude ogni atto, ricalcando perfettamente il saggio sull’umorismo dell’Autore. Questa battuta ha provocato una lettura dell’opera in chiave relativistica (legata anche alla parentesi del titolo), cioè come dramma dell’inconoscibile verità.
Dall’interpretazione dell’esistente e dell’identità come qualcosa di poliedrico che deriva uno degli aspetti fondamentali della poetica pirandelliana: ogni immagine della realtà è una proiezione soggettiva e non esistono più verità assolute ed oggettive; ogni individuo ha le sue verità ed il suo punto di vista (il suo sistema di riferimento a cui riportare ogni esperienza).
Proprio da ciò deriva l’incomunicabilità tra gli uomini. Questa concezione porta Pirandello ad utilizzare nelle sue opere, e in questa in particolare, un punto di vista soggettivo (attraverso la focalizzazione interna), ed una riflessione “metanarrativa”, rifiutando tutti i modelli ottocenteschi.
E così la situazione paradossale serve a delineare una società di cui si respingono i falsi desideri di chiarezza e di moralità. Sotto questo aspetto la “parabola” ha un valore critico incontestabile: una società borghese che conduce un’inchiesta sui propri “prodotti” per farli entrare nella categoria del normale o dell’anormale.
L’umorismo polemico della situazione è chiaramente questo: il corpo rumoroso e invadente di questo mondo sociale non può liberarsi delle ombre che esso stesso proietta; deve riconoscere la propria incapacità e risolverle – con le prima categorie logiche, morali, psicologiche – in rassicuranti certezze.
Questa situazione di radicale conflitto provoca, all’interno del dramma, la presenza di un “secondo dramma” gestito dalla coppia dei perseguitati che deve recitare per gli altri, sostenere il proprio ruolo, seguire il proprio canovaccio per difendersi e, letteralmente, per vivere. Una seconda rappresentazione che i due esclusi recitano per la società, cioè per il pubblico.
L’intermediario tra società-pubblico e personaggi-attori è Laudisi, che rappresenta anche la coscienza critica del dramma, e che, con la sua incredulità che la verità possa assodarsi, è l’intellettuale che capisce ma non può impedire il corso della sua persecuzione.
A Laudisi non resta che guardarsi allo specchio e pronunciare un soliloquio di impossibile identificazione se non con se stesso: “Eh caro! chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico TU! e tu col dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono… Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! e credono che sia una cosa diversa”.
La scenografia ricrea le allucinazioni dentro cui si muovono “gli indagati”, come in un vero e proprio tribunale, grazie anche al suggestivo disegno luci ed alle intense emozioni che restituisce il commento musicale.
Il lavoro di regia punta sulla diversità: le relazioni interpersonali sono di fatto una “galleria di volti” che irrompono nel nostro spazio vitale e ai quali rispondiamo in forme differenti e a ciascuno, a suo modo, in forma singolare. Entrare in relazione con l’altro innegabilmente vuoi dire entrare in contatto con un’altra identità, cioè con qualcuno che è “diverso”.
Grazie a questo testo, si vuole dimostrare ancora una volta che “differenza” non è un limite alla comunicazione, ma un “valore”, una “risorsa”, un “diritto”, e che l’incontro con l’altro potrebbe essere in certi casi anche scontro, ma non sarebbe mai discriminazione, piuttosto diverrebbe valorizzazione delle diversità.
COSI’ E’ (SE VI PARE) di Luigi Pirandello
Compagnia Teatrale “gli StraVaganti”
Regia Giuseppe Bisicchia – Massimo Giustolisi
con: Ketty Governali, Antonio Caruso, Silvio Salinari, Giorgia D’Urso, Daniela Alfonso, Giuseppe Bisicchia, Massimo Giustolisi, Amelia Martelli, Pippo Tomaselli, Silvana D’anca, Emiliano Longo, Giovanna Sesto, Luisa Mirone, Antonio Indelicato
Lo spettacolo andrà in scena domenica 25/03/2012 alle ore 17,30 e 21,00 a Zo – Centro Culture Contemporanee