Dracula a Roma: i racconti surreali di Leandro Castellani

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Leandro Castellani  in questa raccolta di racconti “Dracula a Roma”, nata dall’incontro con una casa editrice non convenzionale come “Opposto.net”, esibisce tutto il suo straordinario talento di scrittore, la sua penna è arguta,  tende al surreale e all’immaginifico, c’è tanta drammatica ironia in questi racconti, si ride e si riflette. Castellani ha dalla sua  una finezza stilistica che tende al magico realismo, al paradosso esistenziale,  si fa beffe di personaggi   ipocriti, benevoli con se stessi e severi giudici nei confronti dei propri simili. Crea misteriose atmosfere, spesso provocatorie e improbabili, dove anche la tirannia del tempo ha un ruolo fondamentale, e in questo mi ricorda molto Ionesco. Una penna danzante e virtuosa, un autore che gioca sull’incontro-scontro tra istinto e ragione, inconscio e consapevolezza. Tutte le brevi storie sono legate da un unico filo conduttore, si librano in volo alla ricerca di spazi siderali, anelano al metafisico, si spogliano dell’ingombrante zavorra del materialismo terreno per inseguire flussi migratori verso un luogo-non luogo. Castellani appartiene a quella categoria di scrittori che hanno raccolto nella normalità dell’assurdo la lezione di Dino Buzzati, la sua prosa  straripa di ombre magnetiche e striscianti, annoda le file di oscuri destini  intrisi di malinconia, guizzi di luce e fitte tenebre che ci riportano all’eterno gioco dell’esistere, al perpetuo equivoco tra vittima e carnefice. Hanno il dono della levità, l’incanto della leggerezza. Storie sospese dentro  molecole di vapore, che fanno di questo prezioso volumetto un libro squisitamente letterario da leggere con grande attenzione.

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Salvo Zappulla

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LEANDRO CASTELLANI

Leandro Castellani è stato uno dei principali creatori dell’inchiesta storica televisiva e dei programmi di testimonianze, per i quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, dal Leone d’oro di Venezia al Premio Marconi, dal Premio Montecarlo al Prix Italia, al Premio Chianciano della Critica Radiotelevisiva, al Premio Fortino-Montefeltro (con Sergio Leone) ecc.; l’ideatore di Teatro-inchiesta e numerose altre formule di programma culturale tv.

Fra le inchieste-tv da lui curate e realizzate, L’enigma Oppenheimer, i cicli Mille non più mille (1979), La bomba prima e dopo (1984), Norimberga processo al processo (1985), Le mille e una Italia (1987), Vaticano segreto (1997).

Ha diretto e spesso anche scritto numerosi “sceneggiati”, telefilm e tv-movie, fra cui possiamo ricordare L’affare Dreyfus (1968), Il processo Slansky (1968), Le cinque giornate di Milano (1970), Orfeo in paradiso (1971), Ipotesi sulla scomparsa di un fisico atomico (1972), Il caso don Minzoni (1973), Ladri & Quadri, (1973), Quaranta giorni di libertà (1974), La gatta (1978), Il sottoscritto Giuseppe Donati (1983), Se non avessi l’amore (1991) e molti altri.

Si è cimentato, sempre con successo, in quasi tutti i generi televisivi, dal “teatro reinventato per la tv” (Il Faust di Marlowe, 1977), allo spettacolo musicale (Vai col liscio!, 1974), al “giallo” (Sul filo della memoria, 1972) al film-tv d’impegno culturale (Tommaso d’Aquino, 1975), alla “docu-fiction” come le quindici biografie risorgimentali di Italia chiamò (1992). Ha inoltre curato la regia della quarta e quinta serie della fiction televisiva Incantesimo (2000-2002).

Per la radio ha scritto e diretto importanti sceneggiati, Oganga Schweitzer (12 puntate), Le voci dell’aria (Guglielmo Marconi, 65 punt.), Raccontare Antonio (5 punt.), ecc.

Per il cinema ha diretto Il coraggio di parlare (1987), vincitore del Premio Sezione Giovani al Festival di Mosca e di altri numerosi riconoscimenti (primo premio assoluto al Festival di Giffoni, premio Villerupt in Francia, premio Pasolini, ecc.), e Don Bosco (1988, Premio Navicella) con Ben Gazzara, Patsy Kensit, Karl Zinny, Laurent Terzieff e Raymond Pellegrin.

Nel 2004 ha realizzato un video sulle poesie di Giovanni Paolo II, Trittico romano per il Centro Televisivo Vaticano, e il mediometraggio Ai confini del cielo (Odorico da Pordenone) prodotto per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, secondo premio assoluto alla prestigiosa Rassegna cinematografica di Chang-Chun (Repubblica Popolare Cinese), 2005.

 

 

Intervista a Leandro Castellani

 

Dottor Castellani, innanzitutto i miei complimenti per questo libro, che ho trovato davvero gustoso. Desidero chiederle, come nasce questo incontro con Opposto. Net.?

Il primo impatto è stato provocato dal nome: in questa era di totale e banale omologazione c’è bisogno di “opposto”. Poi la peculiarità del programma editoriale: racconti e poesie, i due “generi cenerentola”. E poi, naturalmente, l’incontro con la responsabile dell’editrice, Virginia Foderaro, sensibile, attiva e battagliera.

Quali sono i suoi referenti letterari? Ci sono autori in particolare che la ispirano?

Sono stato un innamorato dei libri sin all’infanzia. Fra gli amori molto molto giovanili Dumas con la sua sbrigliata fantasia e Dickens con il suo patetismo ben intriso di umorismo. Fra i miei autori preferiti, oltre al Calvino del Barone rampante, ci sono Dolores Prato, Fabio Tombari, Luciano Anselmi. Fra i viventi – modestia a parte – ci sono io…

Il cinema, l’arte, la letteratura, qual è il segreto affinché un autore possa lasciare un’impronta indelebile nel tempo?

C’è il segreto del leone: ruggire alto, forte e minaccioso. O il segreto della lumachina: procedere lento, silenzioso e lasciare una scia. Indelebile?

Lei, immagino, ha ancora tanti progetti da realizzare, cosa ha in programma nel prossimo futuro?

Progetti pazzi, narrare cento anni di cinema in cento filastrocche su cento film, un po’ satiriche, un po’ ironiche, un po’ cattive.

Progetti seri: un docu-film sull’avventura giovanile di mio padre, attore negli anni del cinema muto.

Progetti futuribili: non basterebbero più interviste.

Del resto, da alcuni anni, ho deciso di ingranare la marcia indietro: dalla terza età sono passato alla maturità e attualmente navigo fiducioso verso la giovinezza…

Salvo Zappulla

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