Il trambusto sociale e politico che sta attraversando la Sicilia offre un’immagine interessante dell’Italia contemporanea e sottolinea lo stretto legame esistente tra tutti gli italiani. In questo periodo, le correnti politiche si scontrano, al proprio interno, su chi e come deve rappresentare la futura leadership del partito: vedi il caso Pd a Palermo, il Pdl nel siracusano, il processo ai Lombardo, e naturalmente anche i Forconi non sono riusciti a restare compatti, peccato!
Infatti, al momento ci sono due movimenti dei forconi: uno è quello di Martino Morsello, candidato sindaco a Marsala (pagina facebook “movimento dei forconi”), l’altro è il “movimento dei forconi Ferro-Scarlata”, ovvero quello dell’occupazione del palazzo della regione siciliana o quello apparso su “Servizio pubblico” (pagina facebook “movimento dei forconi Ferro-Scarlata pagina ufficiale”).
Il primo, quello di Morsello, sceglie la strada politica, iniziata in un comune come Marsala, facendo della moneta locale il proprio cavallo di battaglia. L’altro, quello di Ferro-Scarlata per intenderci, pensa che oggi sia necessario condurre piccole battaglie, seppur importantissime, come la vertenza Serit, utilizzando occupazioni e blocchi come strumento di “lotta” e rinviando al futuro la via politica. Naturalmente hanno mantenuto in comune il cuore della loro ideologia: l’applicazione totale dello statuto speciale, il costo del carburante, l’agricoltura, la disoccupazione, la politica digerente, ovvero lo stesso cavallo di battaglia che tutti i partiti politici degli ultimi 60 anni, da destra a sinistra passando per il centro, hanno adottato in Sicilia per prendere i voti (basti ricordare l’ultima campagna elettorale di Lombardo).
Entrambi criticano lo stesso sistema con cui subito dopo sono costretti a trattare, senza fornire un’alternativa credibile.
Entrambi i movimenti hanno anche altro in comune: le persone alla base!
Persone che hanno gli stessi problemi, le stesse angosce, le stesse preoccupazioni per il futuro dei propri figli.
Tante persone, ma potrebbero essere molti di più, dovrebbero essere molti di più.
Il fatto che non ci siano i molti, dovrebbe far riflettere!!
Ricordo che i primi 2 giorni del blocco di gennaio, tra i giovani, sui social network, si iniziava a pensare di partecipare attivamente ai blocchi, di andare a Roma, di contribuire con le proprie idee; si iniziava a criticare quei politici che non prendevano posizione, che non difendevano quei lavoratori e/o disoccupati che protestavano per motivi giustissimi. Subito dopo iniziarono a girare notizie di minacce, di disordini, di feriti…in quel momento è iniziato il gelo, la rabbia, si iniziò a parlare di guerra tra poveri.
A riconferma di ciò, c’è Priolo, dove nei giorni scorsi alcuni lavoratori, sicuramente d’accordo sui motivi della protesta, sono stati insultati pubblicamente perché avevano deciso di entrare nello stabilimento per lavorare (servizio di “Servizio Pubblico” andato in onda giovedì 8 marzo 2012). In quel preciso momento si è messa in discussione la libertà di fare o non fare una determinata cosa, principio sacrosanto che tutti devono rispettare. Ciò, ovviamente, non aiuta ad unire tutti sotto un unico cielo.
Personalmente ritengo che il movimento dei forconi, per riuscire a scuotere la parte maggioritaria dell’intero paese, deve prima porsi in una dimensione che sia all’altezza dell’intero paese.
È vero che i media nazionali trascurano le vicende siciliane, però, nel momento in cui ci viene dedicato un minimo di attenzione, evitiamo di scavarci la fossa!!!
Michele Cannavò