Questa l’impietosa analisi dell’Istat relativa al Pil del 2011. Il 2011 si chiude infatti con una crescita del Pil dello 0,4%. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che nel 2010 l’aumento era stato dell’1,8% (dato rivisto al rialzo). Si è così registrata una netta frenata della crescita.
Il rapporto deficit-Pil , sottolinea sempre l’Istat, si è invece attestato nel 2011 al 3,9%. Nel 2010 il rapporto è stato del 4,6%. Si è, quindi, rilevato un miglioramento. Le ultime stime del governo prevedevano un rapporto nel 2011 pari al 3,8%. Nel 2011 invece il rapporto tra debito pubblico e Pil in Italia sale a quota 120,1%. Si tratta del livello più alto dal 1996. Nel 2010 il rapporto era stato pari al 118,7%.
Cala lievemente invece la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) risultando pari a 42,5%, in riduzione di 0,1 punti percentuali sul 2010.
Il calo del Pil è frutto anche di una minore propensione al consumo da parte delle famiglie. Nel 2011 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti sale in volume dello 0,2%, in frenata rispetto al 2010 (+1,2%). A trainare i consumi – per l’Istat – è soprattuto la spesa per i servizi (+1,6%), mentre il consumo di beni cala (-0,9%); particolarmente marcata nella media dell’anno è stata la flessione della spesa per i generi alimentari (-1,3%).