La felicità per la liberazione di Rossella Urru, cooperante italiana rapita da miliziani di Al Qaeda nello scorso 23 ottobre a sud dell’Algeria, è durata poco. Due testate -Sahara Media e Ani- avevano dato l’annuncio citando fonti della sicurezza in Mauritania, la notizia era poi stata rilanciata dalla tv araba Al Jazeera e via Twitter aveva velocemente fatto il giro del mondo. Addirittura era arrivata la conferma da parte della Questura di Oristano, che però evidentemente si è fidata (un po’ come tutti noi) dei lanci su Twitter. La Farnesina, prudentemente invece, non aveva emesso comunicati ufficiali.
Le “fonti”, evidentemente mal informate però, parlavano anzi della liberazione a seguito dello scambio con un prigioniero militante di Al Qaeda e della liberazione anche di un gendarme, anch’esso prigioniero dello stesso gruppo. Poi non si sa cosa è successo. Se ci sia stato lo scambio ma i rapitori non hanno rispettato gli impegni assunti, se Rossella sia passata in mano ad altro gruppo di rapitori, se tutto era semplicemente falso (e ci si chiede “a che pro?”). L’unica certezza è che di Rossella non si hanno notizie e la famiglia ora è -ovviamente- particolarmente scossa e provata per gli ultimi eventi.
Ma è proprio dal gendarme che abbiamo notizia che tutto è destituito di ogni fondamento, Ely Ould Moctar avrebbe infatti telefonato alla madre dicendole di essere ancora prigioniero e di trovarsi, presumibilmente, in una zona del Maghreb. Così Sahara Media fa dietro-front e ammette che i due sarebbero ancora in mano ai sequestratori.
E la telefonata al prigioniero è stata concessa proprio dallo stesso gruppo, il “Movimento Unicità e Jihad nell’Africa dell’Ovest” per invitare la popolazione a far pressioni sul “regime del presidente Aziz” affinché sia salva la vita del militare prigioniero. Con un comunicato lo stesso movimento ha poi espresso “rammarico” per la diffusione della notizia falsa sulla libertà della cooperante italiana.
La testata Ani insiste invece su trattative ancora in corso per uno scambio di prigionieri fra due gruppi, entrambi però orbitanti nell’ambito del terrorismo.
Purtroppo, dati alcuni aggiornamenti che appare doveroso fornire ai lettori, non possiamo non notare però che spesso la pressione del pubblico, ansioso di notizie positive e a volte poco attento alle fonti non può che indurre in errore. Rilanciare informazioni non verificate crea apprensioni che non è corretto generare. Nei familiari, negli amici, semplicemente in chi tiene alla sostanza della notizia più che alle false illusioni. Noi, e lo affermiamo con non poca presunzione forse, ci eravamo permessi di annunciare la liberazione di Rossella Urru senza entusiasmo e semmai usando solo il condizionale. Specificando che la Farnesina non si era espressa. Un dovere che riteniamo un obbligo e ci dispiace poter affermare che stampa di livello nazionale a questo dovere, ancora una volta, è venuta meno.
Luigi Asero