Sono di Placido Rizzotto i resti ritrovati a Corleone nel 2009

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Conclusi dalla Polizia Scientifica di Palermo gli esami sui resti ossei ritrovati a Corleone nel 2009, apparterrebbero (l’esame garantisce il 76% di attendibilità) a Placido Rizzotto, il sindacalista Cgil sequestrato dalla mafia il 10 marzo del 1948, esattamente 64 anni fa e poi ucciso.

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I resti furono ritrovati dagli uomini del Commissariato di Corleone in una foiba in contrada Rocca Busambra, il riconoscimento (possibile ovviamente soltanto grazie all’esame del dna) è stato reso possibile comparando il dna con quello del padre Carmelo, deceduto anni fa per cause naturali. Rizzotto, al momento del sequestro, aveva 34 anni mentre si recava a una riunione politica. Era partigiano e sindacalista, impegnato da sempre a fianco del movimento contadino e organizzava (da segretario della Camera del Lavoro di Corleone) la rivolta del movimento contro mafiosi e latifondisti.

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Le indagini furono affidate all’allora capitano dei Carabinieri, il giovane Carlo Alberto Dalla Chiesa, che arrestò due mafiosi dell’epoca Pasquale Criscione e Vincenzo Collura. Inizialmente rei confessi, ma che poi negarono ogni addebito. Come per il giovane boss emergente dell’epoca, Luciano Liggio, latitante durante il processo, scattò l’assoluzione per insufficienza di prove. Un bambino, Giuseppe Letizia, pastorello della zona assistette al delitto ma fu poi ucciso non potendo offrire il suo contributo al processo.

Con il riconoscimento ufficiale dei poveri resti non si potrà forse chiarire il quadro investigativo, ma i discendenti avranno un luogo dove ricordare il congiunto già “icona” della ribellione alla mafia in Sicilia.

 

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