Premetto che sono un lettore pigro, per cui seguire la trama di un thriller mi costa fatica, rischio di perdere la fitta tela di indizi, o falsi indizi, spesso intessuta dagli autori; rischio di dimenticare i nomi dei personaggi e l’intreccio del romanzo. Ma questo libro mi ha tenuto con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina e ho seguito l’evolversi della vicenda senza perdermi nemmeno i più piccoli particolari.
Potenza della scrittura. Definire un thriller “Esecuzione” di Angela Capobianchi (Pielle, pagg. 448) mi sembra estremamente riduttivo. Ci sono i morti, è vero (una strage), c’è un commissario dalla mascella dura che indaga come nelle migliori tradizioni poliziesche. Ma c’è anche dell’altro. Molto altro. Le meravigliose descrizioni della pineta, un mondo incantato, con i suoi silenzi, i fruscii del vento, il profumo del muschio, gli infiniti odori che si respirano. E le macchie di sangue che ne spezzano l’idillio. Una capacità dell’autrice questa che fa sussultare il lettore, lo scuote, lo trasporta dal paradiso all’inferno e viceversa con grande maestria.
Poi ci sono i profondi risvolti psicologici, un rapporto tra padre e figlio da recuperare, un amore perduto e ritrovato. Il commissario Conti è un uomo con le sue debolezze, i suoi momenti di abbandono che ispirano simpatia e inducono a parteggiare per lui. Altra figura di grande spessore è l’insegnante di piano, Luisa Baratti, una donna apparentemente rigida e fredda, una donna tutta d’un pezzo, che ha consacrato la sua vita alla musica e all’insegnamento, i cui allievi vengono trovati uccisi uno dopo l’altro, ma che alla fine rivelerà una insospettata profonda sensibilità d’animo. Questo lo ritengo uno dei colpi a effetto più interessanti del romanzo.
Ancora un plauso all’autrice che padroneggia e gestisce con efficacia la personalità dei suoi personaggi. E infine su tutto si eleva la musica, l’incanto delle note che pervadono di aurea magica l’intero romanzo, le note di Chopin che sembrano librarsi incantate per aria e ricadere macchiate di sangue. Ancora una volta arte sublime e miserie umane a far da contrasto.
È il primo libro che leggo di questa autrice e mi rammarico di non aver letto i precedenti. Spero di riuscire a procurarmeli.
Salvo Zappulla