Gela: il petrolchimico si ferma per un anno

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Firmato la notte scorsa l’accordo a Gela fra Eni e sindacati per fermare due su tre linee di produzione in raffineria. L’accordo prevede la cassa integrazione a rotazione per 400 dipendenti.

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La fermata degli impianti partirà dal 10 maggio per gli impianti della linea 1 (Topping 1-Coking 1) e 3 (Vacuum-Fcc) e si concluderà lo stesso giorno dell’anno prossimo.

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Per il personale della produzione la cassa integrazione durerà 10 mesi (nove per quelli della linea 1) perché gli impianti, una volta fermati, dovranno essere bonificati e posti in sicurezza (stato di conservazione), così come avranno bisogno di un margine di tempo preventivo per il loro riavvio. Nello stesso periodo saranno organizzati corsi di formazione e addestramento.

Eni e sindacati hanno confermato la validità dei precedenti accordi, particolarmente quello del 26 maggio 2011 che stanziava per Gela investimenti pari a 480 milioni. I segretari di Filctem-Cgil, Femca Cisl e Uilcem-Uil così commentano l’avvenuto accordo: “Abbiamo cercato di trasformare una situazione di effettiva crisi economica e di surplus produttivo un’opportunità di crescita per la raffineria di Gela, impegnando l’azienda a effettuare vecchi e nuovi lavori nei 12 mesi di fermata“.

Il petrolchimico  quindi diventerà un enorme cantiere e una commissione mista formata da sindacati e azienda monitorerà costantemente lo stato di avanzamento dei lavori e l’equa attuazione degli accordi sottoscritti.

Istituzioni locali e partiti politici giocano un’altra carta però con il governo nazionale, quella della dichiarazione dello stato di crisi per Gela, al fine di ottenere finanziamenti per opere infrastrutturali e di rilanciare l’economia del territorio gelese. Due gli incontri previsti per i prossimi giorni a Roma. Ma quest’ultima iniziativa ha tanto il sapore di insana voglia di assistenzialismo…

Luigi Asero

 

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