Leggendo il romanzo “Vicolo del precipizio” di Remo Bassini, mi viene da pensare all’autore seduto su una scogliera, intento a pescare, sornione, apparentemente distaccato, col sigaro in bocca e il tempo che scorre lento. Preparare l’amo e lanciare l’esca. Ed ogni volta che tira su la lenza sono ricordi che riaffiorano dalle profondità del passato, a volte dolorosi, altre volte torbidi.
“Vicolo del precipizio” (perdisaPop, pagg. 194, € 14.00) è una disamina impietosa su un mondo ipocrita, anche quello editoriale, che concede poco ai buoni sentimenti. Tiziano, il protagonista del romanzo, ha bruciato amori, ha bruciato la sua carriera di scrittore dopo un buon inizio, per i soldi ha accettato il ruolo poco edificante di ghostwriter, forse ha bruciato per intero la propria esistenza.
Bassini ha questa non comune capacità di far convergere verso un centro ideale diverse piccole realtà della provincia, assemblarle e tirarne fuori un concerto di voci perfettamente intonate. E così facendo li mette a nudo, ci consegna disarmate figure e personaggi in cui possiamo rispecchiarci, riconoscere debolezze e fragili miserie che in fondo ci appartengono perché nessuno di noi può considerarsi immune. E alla fine ci si rende conto che il confine tra reale e immaginario è così l’abile da non potersi distinguere. Remo è uno scrittore, Tiziano è anch’egli uno scrittore, facile immaginare che trattasi di romanzo autobiografico. Un autore mette sempre una parte del proprio vissuto e una buona dose di immaginazione in un opera di narrativa.
La capacità sta proprio in questo: ammaliare il lettore, trascinarlo nel vortice della narrazione, fare in modo che si immedesimi, senza dargli il tempo di porsi troppe domande. E Remo è un maestro in questo. Un’altra sua capacità che apprezzo molto è quella di sapersi rinnovare pur non discostandosi troppo dai temi trattati: il borgo, i rapporti tra le persone, la famiglia, le ambizioni più o meno frustrate, i ricordi, i rimpianti, le piccole beghe di provincia.
Nei paesi tutti sanno tutto di tutti, pettegolezzi, maldicenze e storie boccaccesche si rincorrono, si amplificano fino a diventare leggende. Bassini vi costruisce grattacieli su tutto ciò, con apparente levità, quasi dando l’idea di esserci capitato per puro caso in quella trama, e invece tira fuori verità a volte brutali, spesso difficili da digerire.
Salvo Zappulla