C’erano tutti i compaesani di Melissa Bassi a Mesagne, c’erano le autorità in chiesa, le massime autorità dello Stato a dare l’ultimo saluto a Melissa, vittima della cieca follia terroristica di sabato. Non c’era solo la mamma di Melissa, ricoverata in ospedale a seguito di un malore lo stesso sabato mattina. Per Rita, sua mamma, era l’unica figlia nata dall’amore con il papà di Melissa, Massimo. Distrutto nel suo dolore. Sabato mattina tutto è esploso dopo l’esplosione alla scuola Falcone-Morvillo.
Uno striscione recita “non si può morire entrando a scuola”. Vero, niente di più vero, non si può morire entrando a scuola. Ma è successo. Quello di oggi è un funerale particolare. Il funerale di una istituzione. E per questo lo Stato deve far sì che almeno una volta, almeno questa volta, ci sia immediatamente la rinascita di questa sicurezza. Almeno ai ragazzi lo dobbiamo. Lo dobbiamo a Melissa, Veronica, Alessia… a tutti i loro compagni e compagne che quel maledetto sabato mattina avranno per sempre nelle loro menti.
Non c’era il killer in chiesa, chissà, forse se non fosse stato identificato si sarebbe mischiato alla folla per godere del suo scempio, della sua lucida maledetta e satanica follia. Ma lo Stato, almeno questa volta, pare abbia reagito. Sembra (fin quando non ci saranno dichiarazioni ufficiali la cautela è un obbligo) che poco prima che le esequie iniziassero lui, con le sue verità, sia già negli uffici della Questura di Brindisi.
Sarà difficile forse essere poliziotti lucidi e ligi alle regole oggi. Bisogna ammetterlo. Ma queste sono le regole democratiche e questo in effetti è il miglior modo di reagire al bieco odio dimostrato.
Massimo Bassi porta la moglie Rita con sé, stringe al petto una foto del loro matrimonio. Attorno le più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Mario Monti, il presidente della Camera Gianfranco Fini, il presidente del Senato Renato Schifani, il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, il ministro della Giustizia Paola Severino, il presidente del Copasir Massimo D’Alema, il governatore pugliese Nichi Vendola.
Le famiglie dei compagni, cittadini provenienti da tutta Italia, i compagni di Melissa. Quegli stessi compagni che, stamattina, sfidando la paura sono tornati tutti a scuola. E questa è forse la cosa più importante. Chiunque sia stato, folle o mafioso, terrorista o stragista non ha vinto. Ora bisognerà trovare tutti i collegamenti, fare luce a 360 gradi. L’Italia a questi coraggiosi ragazzini lo deve. Addio Melissa, lo hanno scritto negli striscioni, lo hanno pensato, lo hanno detto: rimarrai nei nostri cuori.
Luigi Asero