"L'ultimo romantico" il nuovo album di Mario Venuti

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Ieri, 8 maggio, è uscito  “L’ultimo romantico” (Musica & Suoni-Microclima/Sony Music), il nuovo disco di Mario Venuti, anticipato in radio dal primo singolo “Quello che ci Manca”.

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Il cantautore siciliano ha scritto musica e testi dei 12 brani inediti (10 dei quali a quattro mani con Kaballà) contenuti nel disco, di cui è produttore artistico insieme a Roberto Vernetti.

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Questa la tracklist di “L’Ultimo Romantico”: “Rosa Porporina”, “Trasformazioni”, “Là ci Darem la Mano”, “Rasoi”, il primo singolo “Quello che ci Manca”, “Con qualsiasi cosa”, “Non sarò io”, “DNA”, “L’Ultimo Romantico”, “Fammi il Piacere”, “Gaudeamus”, “Terra di nessuno”. 

«In un periodo come quello che stiamo vivendo – dichiara Mario Venuti – la parola romantico dovrebbe riacquisire il suo antico significato. Romantico è chi reagisce alla razionalità con l’emotività, la fantasia e l’immaginazione, il romantico insegue il sogno, la visione, la follia. Quel sogno mi ha spinto a fare della musica la mia vita. Bello sarebbe non sentirmi più un sopravvissuto, un animale in via d’estinzione, l’ultimo romantico».

L’album segna il ritorno del cantautore siciliano, a tre anni di distanza da “Recidivo” (2009) e dopo l’esperienza teatrale con il musical “Jesus Christ Superstar”.

Mario Venuti ieri ha incontrato  i fan e presenterà live “L’Ultimo Romantico” alla Fnac di Milano, per la prima tappa del suo in-store tour. Queste le prossime date: oggi (9 maggio) alla Fnac diTorino, mercoledì 10 maggio alla Fnac di Verona, il 14 maggio alla Mondadori di Palermo, il 15 maggio a La Feltrinelli di Catania, il 17 maggio a La Feltrinelli di Bari, il 18 maggio alla Fnac di Napoli, il 19 maggio alla Fnac di Roma, il 20 maggio alla Fnac di Firenze, il 23 maggio alla Mondadori di Bologna, il 25 maggio a la Feltrinelli di Genova.

Il termine romantico sembra aver perso il suo  significato originario ed è diventato col tempo sinonimo di sentimentale.  Stucchevole quanto le scritte dei Baci Perugina!

Ma in un periodo come quello che stiamo vivendo, costretti ad affidare ogni speranza ai mercati  e ai diktat numerici della finanza,  la parola romantico dovrebbe riacquisire il suo antico significato.  

Romantico è chi reagisce alla razionalità con l’emotività, la fantasia e l’immaginazione.

Il romantico  cerca l’ infinito, il desiderio del desiderio, lo slancio verso l’Assoluto, la spinta ad oltrepassare i limiti della realtà.

Il romantico prova  struggente tensione, senso di continua inquietudine.

Il romantico insegue il sogno, la visione, la follia e sperimenta continue fughe dalla realtà spazio-tempo.

Quel sogno mi ha spinto a fare della musica la mia vita.

La fede  nell’arte forse può colmare la paure delle tempeste della borsa e dello spread altalenante e ancor di più colmare la sensazione di vuoto, di paura e di fragilità.

Bello sarebbe non sentirmi più un sopravvissuto, un animale in via d’estinzione, l’ultimo romantico. 

Mario Venuti

Scheda disco

Come sempre, la voce di Mario Venuti va al di là dei generi. Si diverte a tendere tranelli all’ascoltatore, fin dai titoli delle canzoni: la Rosa Porporina è un fiore ambiguo, malandrino e bello, una dichiarazione di intenti in cui gli angeli uccidono “la tristezza in un lampo di meraviglia, trasformando tutto in forma di rosa”; Trasformazioni contrappone alle apocalissi annunciate la pulsione verso la vita e l’amore;  Là ci darem la mano è un riferimento ribaltato al melodramma, in cui le figure che lottano fra richiamo dei sensi e amore puro si affastellano; nella Terra di Nessuno si abbandonano per sempre le malinconie e le aspirazioni più deteriori; il Gaudeamus diventa un inno mistico e profano, in cui il tempo che avanza non riesce a demolire la voglia di chiamarsi – e farsi chiamare – “ragazzi fino alla morte”, anche se si spengono i fuochi delle rivoluzioni giovanili e magari generazionali.

L’amore non è quel che abbiamo, ma quello che ci manca”, come recita il primo singolo del disco (Quello che ci manca, appunto). Venuti è dichiaratamente l’ultimo romantico nel senso più profondo: evitare le apparenze, distinguere “il bello dall’inutile” fuori dal consumismo che livella tutto. Un’esigenza di andare al di là della realtà che stiamo attraversando, che avvicina l’album a ciò che l’autore (un termine da intendere nel modo più ampio possibile) ha scritto di più autobiografico, da sempre.

Non pensate però che nelle dodici nuove canzoni non ci sia lo spazio per discorsi universali o per ciò che per l’artista è stato essenziale, ossia le storie, i punti di vista, che convergono nella certezza che i Rasoi (un pezzo che è un delizioso gioiello pop) non possono eliminare del tutto il nostro pelo sullo stomaco e che si deve ancora dire Fammi il piacere (una specie di disco inferno contemporaneo) al mondo delle veline e dei presentatori senza spessore, magari, o comunque a chi si prostituisce senza ammetterlo, tutti i giorni.

A fare da sfondo a questo romanticismo a volte un po’ sognante, a volte sconsolato e altre rabbioso, una musica che vaga da un lato all’altro dell’estro di Venuti. Un privilegio dell’età, o meglio ancora, della vita che si è attraversata, è anche quello di permettersi deviazioni in chiave blues (Dna, che non a caso richiama il patto faustiano col diavolo) o rock (Non sarò io), oppure languide dissolvenze (Con qualsiasi cosa) che ribadiscono l’aspirazione al cambiamento e alla ricerca di qualcosa che lo renda possibile, senza mai tradire se stessi. Non sarò io lo dichiara senza sussiego: non si corre per arrivare primi, o per seguire gli altri. Si cambia perché l’esistenza è essenzialmente cambiamento. In questo disco la tavolozza sonora unisce orchestrazioni ariose e melodie che hanno reso Venuti celebre, in altri momenti del suo tragitto. Elettriche che cantano e riscaldano, archi che stridono appena, il pianoforte che, talvolta, raddolcisce tutto.

L’ultimo romantico non è, e non potrebbe essere, un semplice manifesto artistico: non è nello stile di chi lo ha pensato e composto. È un piccolo rimedio ai mali quotidiani, una mistura agrodolce di armonie e dissonanze, una dichiarazione esistenziale fatta da uno di cui ci si può fidare. Canzoni che puntano a non farsi dimenticare, in un’epoca che vorrebbe, a tutti i costi, consegnarci all’oblio.

Gaudeamus, igitur

 

Biografia

I destini di alcuni di noi paiono segnati sin dalla nascita. Quando Mario Venuti, con la sua band di allora, i Denovo, mette piede per la prima volta nel mercato discografico è il 1984 e lui è un ragazzino appena ventunenne. Tutto deve ancora accadere, eppure tutto è già successo.

Venuti è nato il 28 Ottobre del 1963, a Siracusa, ma ha vissuto anche a Messina, a Palermo e, ovviamente, a Catania, che è tuttora la sua città.

Da bambino scopre i dischi dei Beatles: li trova in casa e poi li ascolta in radio, in tv ed è una specie di folgorazione. Non solo per la band di Liverpool, soprattutto per la musica, come per l’arte in genere. Così, finite le scuole medie, si iscrive all’Istituto d’Arte. Non si accontenta di ascoltare. Inizia a studiare e suonare il pianoforte, poi tocca a chitarre, sassofono e flauto traverso. A 17 anni ha già scritto le sue prime canzoni.

Agli inizi degli anni 80 c’è un fermento di cose nuove che attraversa la musica e l’Italia. Una “nuova ondata” di artisti raccoglie e rilancia l’eccitazione di quei giorni. Mario è a Catania, dove incontra tre giovani musicisti con cui forma i Denovo. Lui suona la chitarra, canta (alternandosi a Luca Madonia) e scrive. Nel 1982 partecipano al Festival Rock Italiano di Bologna: arrivano secondi, dietro ai Litfiba. Le cantine e i garage si riempiono di amplificatori, microfoni e chitarre, ragazzi che provano e ci provano. È il nuovo rock italiano.

Otto anni di onorata carriera per la band catanese che mescola leggerezza e intelligenza, pop britannico e aromi mediterranei, sfornando canzoni quali “Niente insetti su Wilma” o “Se tengo il passo” e cinque album che proclamano i Denovo culto del pop italiano. Si spingono fino al palcoscenico di Sanremo, con Sanremo Rock, la prima volta. Il Teatro Ariston, per la seconda. Si scioglieranno nel 1990, ma il tempo non ne spegnerà mai il culto.

Siamo ai primi anni 90. Mario Venuti scrive sempre canzoni. È curioso, pieno di stimoli musicali e culturali, ha bisogno di arricchirsi, come uomo e come musicista. Viaggia e arriva sino in Brasile, dove gusta e annusa l’aria e i colori della terra del samba e della bossanova. Caetano Veloso diventa un’altra sua personalissima icona.

Ritroviamo la sintesi di questo nuovo percorso nel suo primo disco da solista, “Un po’ di febbre” (1994). Un disco, eclettico e originale, in cui Mario offre una prova di grande maturità e canzoni di alto livello, in cui il pop si riempie di fragranze e suggestioni brasiliane. I testi si mescolano alla musica, diventando suono essi stessi, creando un risultato avvolgente e magico. Il singolo “Fortuna” si rivela una vera e propria hit radiofonica, tanto convincente da fruttare persino una cover in portoghese dei Brazilian Love Affairs, entrata in classifica anche in Italia.  Di Mario si accorgono in molti, anche quando collabora all’album d’esordio di una giovane artista catanese, scoperta dal suo ex manager, Francesco Virlinzi. Si chiama Carmen Consoli e il disco è “Due parole”: lui co-firma “Amore di plastica”, presentato a Sanremo Giovani nel 1996, e “La semplicità”.

In quell’anno, esce anche il suo secondo album da solista, “Microclima”. Dieci episodi di pop evoluto in un particolarissimo mix di elementi diversi, inconfondibilmente marchiati dalla sua penna e dalla sua voce.

Già il titolo esprime tutto il mondo di Mario Venuti, autore di una musica che trova le proprie radici in paesaggi sonori tanto diversi quanto affascinanti. Il Mediterraneo si mischia ai Tropici e il pop inglese compie escursioni nella tradizione afro-brasiliana. È un lavoro che conosce ancora le suggestioni world del precedente ma le presenta come sottili venature.

Sempre nel 1996, a pochi mesi di distanza dall’uscita di “Microclima”, riceve il Premio Max Generation, in occasione della manifestazione Milano Vende Musica. Nel 1997 partecipa a Sanremo Giovani con un brano di grande intensità e immediatezza, “Il più bravo del reame”, preludio a un nuovo album che sposa insieme passato e presente della sua produzione, accostando alcuni classici dei Denovo ai principali momenti artistici della sua carriera solista: intitolato “Mai Come Ieri” (Giugno’98), frutta a Mario un nuovo grande successo con il brano omonimo, cantato in coppia con Carmen Consoli.

Nel Maggio del 2001, dopo la scomparsa di Virlinzi e in attesa di pubblicare il suo nuovo lavoro, firma un contratto editoriale che lo lega alla BMG Ricordi.

A Gennaio del 2003, grazie all’etichetta discografica indipendente Musica & Suoni di Nuccio La Ferlita, viene pubblicato “Grandimprese”. Dieci canzoni, anticipate dal singolo “Veramente”, tra cui spicca anche una cover di “Monnalisa” di Ivan Graziani. La popolarità di Mario esplode attraverso la radio e le televisioni che trasmettono, senza sosta, “Veramente” e il relativo videoclip.

Nei dischi di Mario domina spesso quella “leggerezza pensosa” di cui scriveva Italo Calvino: non è banalità, ma la capacità di restituire la semplicità e l’esattezza delle cose. “Grandimprese” segna un ritorno più marcato alle chitarre, a un suono più rock e immediato.

A Marzo 2004, Mario sale sul palco di Sanremo, per la 54° edizione del Festival della Canzone  Italiana. La sua “Crudele” vince due premi importanti e prestigiosi: il Premio Mia Martini /Premio della Critica, e il Premio Radio e TV Private. “Crudele” è una piccola gemma, che racconta il risvolto masochistico spesso esistente nei sentimenti, e frutta una seconda vita al già lusinghiero “Grandimprese” che, viene ripubblicato arricchito da tre inediti (“Canzone stupida”, “Nella fattispecie”, “Per causa d’amor”) da Musica & Suoni e distribuito da Universal.

Il pubblico, critica e colleghi gli regalano elogi e apprezzamenti sinceri e continui. Scrive per Raf , come per Sirya e la sua “Echi d’infinito” vincerà Sanremo 2005, nella sezione donne, cantata da Antonella Ruggiero.

Nel 2005 suona a Roma, il 1 Maggio, dove canta “La guerra di Piero” di De André insieme alla PFM. È inoltre fra i protagonisti del tributo all’artista genovese a Cagliari e del progetto Stazioni Lunari. Intanto, comincia a incidere il nuovo album. A luglio debutta al Teatro Greco di Taormina nel musical “Datemi tre caravelle” – con Alessandro Preziosi e Nicky Nicolai.

Il 3 marzo 2006, per Universal, esce “Magneti”. È un po’ la chiusura di un cerchio, musicale e lirico: l’inquietudine di chi vuol vivere senza lasciarsi sfuggire alcuna possibilità, da un lato, e la consapevolezza che i rimorsi sono da preferire ai rimpianti. È il decimo lavoro della sua carriera; il quinto da solista, dopo i cinque realizzati con i Denovo. “Qualcosa brucia ancora”, il primo singolo, è una canzone scritta d’istinto, dove la coscienza del proprio star bene non impedisce che qualcosa, appunto, bruci ancora. Con Arancia Sonora, la band che lo accompagna da parecchi anni e che ha coprodotto il cd, porta alla 56esima edizione del Festival di Sanremo il brano “Un altro posto nel mondo”. Il brano vince il premio Lunezia, il valore artistico della canzone è infatti uno degli aspetti più convincenti del Festival della canzone italiana del 2006, in particolare per l’aspetto musical-letterario, tanto caro al Premio Lunezia. La candidatura recita:

«L’album “Magneti” si distingue per la particolare delicatezza artistica dei brani, con canzoni che affrontano i più svariati temi, sempre con un ottimo piglio musical-letterario, degno di attenzione anche fuori dallo stretto circuito sanremese… »

Sempre “Un altro posto nel mondo” otterrà poi nel 2008 la nomination ai Nastri D’Argento come migliore canzone originale del film Agente Matrimoniale prodotto da Eleonora Giorgi.

All’indomani della partecipazione a Sanremo, Venuti parte in tour con Arancia Sonora. Il “Magneti tour 2006”, dopo una parentesi teatrale invernale e una estiva all’aperto, approda al Teatro Greco di Taormina; in questa occasione viene registrato il primo DVD dell’artista catanese, “Materia Viva”, per la regia di Marco Amato, pubblicato i primi di dicembre da Universal Music Italia.

Sul finire del 2006, sempre in compagnia di Arancia Sonora, partecipa al progetto ‘Ciuri – Un tributo alla musica siciliana’. Il progetto, ideato dall’Associazione Nazionale Famiglie Emigranti, ha come scopo il recupero della tradizione musicale siciliana e il suo riuso, con riferimento, soprattutto, alla figura e l’opera di Rosa Balistreri. Il progetto ‘Ciuri’ porta Mario e Arancia Sonora, insieme ai Sun, in Sudamerica, dove sono protagonisti di diversi concerti.

Il 2007 è un anno di riflessione artistica per l’autore catanese, come testimonia la tournée “Sulu tour”, in cui esibendosi per sola voce e chitarra reinterpreta gli oltre venti anni di carriera in chiave più intimista.

Alla fine del 2007 cominciano i lavori per le nuove canzoni, con la consueta collaborazione di Kaballà ai testi; tra queste, “A Ferro e fuoco”, presentata alla 58esima edizione del Festival di Sanremo. In quella occasione, dopo più di venti anni, si esibisce sul palco del Teatro Ariston insieme ai Denovo. L’uscita del nuovo brano sancisce la pubblicazione del primo greatest hits, “L’officina del fantastico”, che ripercorre quattordici anni di successi e propone tre nuovi brani: “A ferro e fuoco”, “L’officina del fantastico” e “Gli amanti di domani”.

Ad ottobre 2009, anticipato dal singolo “Una pallottola e un fiore”, Mario pubblica il settimo album da solista, “Recidivo”. Il nuovo lavoro dell’artista siciliano è composto da 12 brani (11 scritti a 4 mani con Kaballà e uno scritto da Massimo Greco) e contiene 3 duetti: Franco Battiato canta nel brano Spleen#132, Carmen Consoli nel brano “La vita come viene” e Cesare Cremonini ne “Un cuore giovane”. Recidivo, nella versione digitale, contiene una bonus track, “La fine ed il principio2, brano scritto da David Florio, già coautore, insieme allo stesso Venuti, del brano “Sulu”, contenuto nel precedente album di inediti “Magneti”.

Sempre di ottobre 2009, l’uscita di The Universal Music Collection, 5 cd che testimoniano una lunga carriera e un dvd con le immagini del concerto del Teatro Antico di Taormina nel 2006.

Nel 2010, interpreta Pilato nel musical Jesus Christ Superstar (regia di Massimo Romeo Piparo), dove recita al fianco di Matteo Becucci, Simona Bencini e Max Gazzè, spettacolo che dopo l’anteprima nazionale al Teatro Greco di Tindari lo porterà da settembre 2010 a febbraio del 2011 nei più importanti teatri italiani.

Il 2011 è un anno in cui Mario si esibisce soprattutto in concerti solo chitarra o solo pianoforte, senza accompagnatori sul palco. Mario è solo con il suo pubblico, uno di fronte all’altro e tra loro un vasto repertorio, il suo, a cui attingere per raccontarsi e per farsi conoscere in una veste nuova.

Il 25 giugno 2011 canta a Molfetta (BA) con Stewart Copeland, batterista dei Police che lo vuole fortemente per il brano “Strange Things Happen”.

 

DISCOGRAFIA ESSENZIALE

Con i Denovo:

NIENTE INSETTI SU WILMA – Suono, 1984

UNICANISAI – Kindergarten, 1985

PERSUASIONE – Kindergarten, 1987

COSI FAN TUTTI – Polygram, 1988

VENUTI DALLE MADONIE A CERCAR CARBONE – Polygram, 1989

Da solista:

UN PO’ DI FEBBRE – Polydor, 1994

MICROCLIMA – Polydor, 1996

MAI COME IERI – Polydor, 1998

GRANDIMPRESE – Musica & Suoni/Venus, 2003

MAGNETI – Universal, 2006

L’OFFICINA DEL FANTASTICO – Universal, 2008

RECIDIVO – Universal, 2009

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