Nel cuore della notte

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Katharina Schimdt

“La notte è fatta per amare”, diceva una vecchia canzone.  Ma se non si ha un partner che si fa? Che si fa? (sconsiglio vivamente l’autoerotismo, meglio impegnarsi in qualcosa di più salubre). Ci si può godere il silenzio, la quiete, l’incanto di un cielo stellato. Ululare alla luna se sei un licantropo; andare a caccia di fanciulle a cui mordere il collo se invece sei un vampiro. La notte concede infinite possibilità precluse al giorno. La notte, col suo manto pietoso, copre vizi e debolezze, copre le umane miserie, appartiene ai fantasmi, alle creature delle tenebre, ai sogni, agli incubi che trovano libero sfogo nell’oscurità. O, se sei uno scrittore,  puoi scrivere un racconto approfittando del fatto che non hai nipotini intorno a romperti le balle.

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La notte si presta a mille interpretazioni, diventa magica per il cuore romantico del poeta, diventa un inferno per il guardiano del cimitero e i turnisti delle fabbriche. E l’alba che arriva può essere un sollievo o una penitenza. Manlio Sgalambro  diceva: “Ai miei tempi si aspettava l’alba per andare a lavorare, i giovani di oggi aspettano l’alba per rientrare dalle discoteche”. Questione di punti di vista.

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Interessante questa raccolta di racconti “Nel cuore della notte” (edita da Del Vecchio) nata da un’idea di Katharina Schimdt. Nove autori di grande talento:  Andrea Ballarini, Caterina Bonvicini, Bruno Morchio, Gianluca Morozzi, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Gianmaria Testa, Grazia Verasani, Nicola Verde,  per un libro di grande qualità. Ognuno di loro affronta un’ora da consumare  prima di passare all’altro l’ideale testimone. Una staffetta  che coinvolgeva  atleti abituati alle corse in singolo, ma che ha dato eccellenti risultati in termini di affiatamento e sincronismo, ognuno con la propria sensibilità artistica, ognuno con la propria visione di scrittore. Non era una gara tra di loro e quindi preferisco evitare di estrapolare qualcuno dei racconti per analizzarlo in particolare, rischierei di fare un torto agli altri non citati. Tutti sono da leggere e da gustare, nella loro diversità e nella loro peculiarità, ma che nel complesso compongono  una struttura omogenea fedele al filo conduttore a cui si ispirano. Alcuni fortemente ironici, altri drammatici, la poesia, il dialogo teatrale, il surrealismo, tutti ingredienti preziosi per raggiungere il risultato sperato. D’altronde i nomi messi in campo sono di primissimo piano e non sussistevano dubbi sul risultato finale. Grande merito di  Katharina, ideatrice del progetto.

 

Katharina, come è nata l’idea di questa antologia?

Nel cuore della notte

Penso che ci sono stati due spunti d’ispirazione. Uno è che la notte per me ha sempre avuto un fascino particolare: i rumori del giorno che si attutiscono, la gente che cambia faccia, atteggiamento, osa di più, il buio che può nascondere anche un lato buio delle persone,

La notte è anche il dominio del Jazz, di cui ne sono una aficionada – e lavoro spesso di notte: Non solo quando le scadenze me lo impongono, cosa che succede di frequente nel mio lavoro come traduttrice, ma anche con gusto: hai la massima concentrazione, nessuno che ti disturba, nessuna telefonata e spesso la massima creatività. Così mi sono accorta come dei mutamenti della notte anche con il trascorrere delle ore: cambiano i rumori, la gente, le luci è cosi ho pensato di dare vita a un tipo d’antologia un po’ diversa,

Anzi ho sempre parlato di un progetto, un omaggio alla notte e alla seconda fonte di ispirazione cioè la disponibilità di tanti scrittori italiani che ho conosciuto tramite le loro opere, le traduzioni e anche personalmente, a sperimentarsi, cimentarsi in nuove forme letterarie.

È stato difficile coinvolgere gli scrittori che hanno aderito al progetto?

Meravigliosamente no, avrei pensato di dover rivolgermi a molti autori. Invece, di quei dieci scrittori che ho voluto coinvolgere per primi in questo progetto nove hanno accettato quasi subito. Gianmaria Testa che non conoscevo di persona, ma di cui apprezzo da molto tempo le canzoni così poetiche, l’ho contattato tramite la sua agente, che mi ha arrangiato un incontro con lui prima di un suo concerto a Roma in cui abbiamo parlato una quindicina di minuti e subito dopo ha accettato di partecipare.

Voglio ringraziare ancora di cuore tutti loro, per la  fiducia e disponibilità  a “Nel cuore della notte”: Andrea Ballarini, Caterina Bonvicini, Bruno Morchio, Gianluca Morozzi, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Gianmaria Testa,Grazia Verasani,  Nicola Verde.

Tu sei una traduttrice, ricordiamo che in Germania traduci molti autori italiani, come funziona il tuo lavoro? Qual è la parte più difficile?

Negli ultimi tempi sto lavorando quasi sempre “a quattro mani” con la mia collega Barbara Neeb e così ci dividiamo il testo secondo la struttura del libro a capitoli o in parti da 20 a 50 pagine. Ognuna traduce per conto suo e dopo facciamo un editing severissimo alla traduzione dell’altra, ci incontriamo per chiarire i dubbi restanti e concludiamo il lavoro con un’ ultima lettura della traduzione. Metodo molto soddisfacente, perché ci possiamo scambiare sul testo e in due si trova spesso la soluzione migliore ed efficace, come ci hanno confermato anche gli editori per cui lavoriamo.

Non esiste una particolare difficoltà costante tranne il compenso non adeguato e le date di consegna spesso abbastanza strette. Ogni nuovo libro, ogni nuovo autore ti mette di fronte a nuove sfide linguistiche ma anche di ricerca, problemi da risolvere nel modo più consono con il testo originale e con la lingua tedesca . Questo è la sfida ma contemporaneamente anche un pregio del mio mestiere. Bene, magari una parte resterà sempre la più difficile: l’inizio di un libro, perché bisogna subito trovare la “voce tedesca” dell’autore. Perciò l’inizio richiede molto tempo e spesso cambio la sua traduzione completamente alla lettura finale.

Raccontami qualche aneddoto, il libro di uno scrittore che ti ha fatto sudare in maniera particolare

C’è la sudataccia piacevole quando ti impegni con un libro che vale la pena cercar di cogliere, mettersi in dubbio sulle minime sfumature, se mi spiego. Mi è successo di impiegare anche il doppio del tempo previsto, ma conta solo il risultato. Un autore che mi ha proprio fatto sudare è  l’amico comune Roberto Mistretta, perché sono dovuta confrontarmi con il siciliano vero con i sui tanti modi di dire molto colorati che magari in tedesco non esistono, con le tradizioni gastronomiche e così via. Senza esser mai stata in Sicilia. Un’ avventura letteraria. Cosa a cui nel frattempo ho rimediato e ci tornerò senz’altro.

Torniamo all’antologia. La notte come filo conduttore, un tema affascinante. Tu che rapporto hai con il buio? Cosa fa Katharina Schmidt di notte: Dorme? Lavora? Va in discoteca con la cara Juliane? O cos’altro?

Domanda indecente, Salvo! Che pero da amici si risponde: Non direi che vado spesso in discoteca, magari vado a sentire un concerto jazz o al ristorante, leggo, e come ho già detto quando mi hai chiesto come è nata l’idea per “Nel cuore della notte” lavoro molto di notte. La notte è una ottima culla per la riflessione, del mettere in dubbio se stessi, delle ossessioni ma anche della massima creatività. È anche il periodo giusto per sviluppare nuove idee, ho già “in cantiere” un altro progetto antologistico che mette in campo il mio passato (oscuro) nella lirica e/o come aficionada del Jazz.

Salvo Zappulla

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