Ferita all’ala un’allodola: i personaggi finiti nel buio

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Dopo aver letto questo bellissimo romanzo di Maria Lucia Riccioli (Ferita all’ala un’allodola, Perrone editore, pagg.448  € 23,00), mi piace immaginare la statua  di Mariannina Coffa animarsi, scendere dal suo piedistallo, aggirarsi per le vie di Noto, offrire fiori ai passanti, versi gentili, cercare di addolcirne gli animi. Ci sono  persone che la vita l’hanno vissuta, altre che l’hanno subìta. Mariannina è una di queste.  Una donna soffocata nella sua arte e nel suo diritto di amare.

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La scena del romanzo in cui la Riccioli descrive il matrimonio della protagonista è raccapricciante, sembra quella di una donna che viene condotta al patibolo, invece che all’altare. I matrimoni imposti erano piuttosto frequenti in quel periodo. E anche scrivere, colorare con la penna i propri sogni, in pieno risorgimento, era un lusso che le donne non potevano permettersi. Maria Lucia raccoglie con la sua sensibilità artistica tutto il dolore di questa allodola tenuta in gabbia e  invece avrebbe voluto volare, cantare, prendersi la vita che le spettava di diritto. Si fa partecipe del suo dramma, la affianca, le cammina accanto nel viaggio travagliato della sua esistenza. Ed è un incontro questo, tra la poetessa e l’autrice del romanzo, che ha il sapore dell’incanto, evoca suggestioni profonde  e dolorose  emozioni  nel lettore.

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Mariannina Coffa era una donna bella, vivace, intelligente, apparteneva all’alta borghesia, avrebbe potuto avere una vita brillante e felice. Fu relegata in soffitta con le ali spezzate, vittima del bigottismo e del perbenismo crudele della società di quei tempi. Una storia intrisa di struggente malinconia, scritta con uno stile barocco perfettamente attinente all’epoca.

Maria Lucia Riccioli ha visitato biblioteche, divorato libri, alla ricerca di Mariannina, ne ha assorbito lo spirito, lo ha metabolizzato, e riversato su questo bellissimo romanzo. Finisco di leggere l’ultima pagina ed è come se calasse il sipario su una storia drammatica, che in fondo è il dramma dell’umanità intera: l’eterna prepotenza di chi esercita il proprio potere  sugli essere più deboli e si arroga il diritto di decidere per loro, si appropria della loro sorte. Maria Lucia ha reso giustizia a questa poetessa sfortunata, in qualche modo ha riparato al torto da lei subìto, le ha ridato voce, le ha permesso di riprendere il volo attraverso le pagine di un romanzo intenso e coinvolgente. Un atto di compassione e di amore il suo, che le fa onore. Uno scrittore riesce a compiere di questi miracoli, scrollare la polvere da personaggi inghiottiti dal tempo e riconsegnarli alla luce.

Salvo Zappulla

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