Solo in una giovanissima Nazione come gli Stati Uniti d’America un potente uomo d’affari, George M. Willing, poteva permettersi d’inventarsi un falso nome indiano da dare ad uno Stato USA. L’IDAHO, “la finta perla delle montagne” uno dei 50 Stati federati, ospita a Sun Valley, all’incontro organizzato dalla società d’investimenti Allen & Co. Nel cuore delle Montagne Rocciose, antico territorio di Shoshones e Piedi Neri, si sono incontrati, all’appuntamento di altissimo livello che si tiene dal 1982 (giunto alla trentesima edizione), i principali capi delle aziende tecnologiche e di comunicazione del mondo anche se tra le realtà presenti a Sun Valley oltre a media e new media, sono invitate pure cinema e sport.
I contenuti del meeting sono sempre riservati, ma è da rilevare che tra i partecipanti quest’anno è stato invitato anche il nostro premier Mario Monti.
Tra i presenti a Sun Valley, oltre ovviamente Bill Gates e Tim Cook, vi sono il cofondatore di Google, Sergey Brin (un russo naturalizzato americano); il taiwanese-statunitense, Jerry Yang, il fondatore di Yahoo; Warren Buffett; i Sulzberger del New York Times; Jeff Bezos, tutti i numeri uno dell’hi-tech americano; il giapponese Kazuo Hirai, amministratore delegato di Sony; i vertici di News Corporation: i Murdoch, Lachlan, Rupert e il padre James accompagnati da Wendy Deng Murdoch, moglie di Rupert, e dal loro uomo di fiducia Chase Carey; il magnate Robert Kraft accompagnato dall’attrice Ricki Lander (il suo gruppo si occupa tra l’altro di calcio e football americano); l’amministratore delegato di The Washington Post Company, Don Graham, con la moglie Amanda (il gruppo dirigente del Washington Post ha già diverse tv locali e alcuni siti come Slate); il fondatore di Amazon Jeff Bezos con lo storico anchorman di Nbc, Tom Brokaw; il capo di Coca-Cola, Muhtar Kent, di origine turca; Meg Whitman, capo di Hewlett-Packard; il capo di Apple, Tim Cook; Bob Iger che dal 2003 è il boss di Walt Disney (che non significa più solo Topolino ma anche multimedia e tv come Abc);
Non poteva mancare Mark Zuckerberg di Facebook, con l’ingegnere di software Marc Andreesen e sua moglie Laura Arrillaga-Andreesen, capo del Silicon Valley Venture Fund.
il sindaco di New York, Michael Bloomberg e la sua partner Diana Taylor; Il presidente di Georgetown University, John De Gioia.
Oltre al Presidente del Consiglio Monti, tra i pochissimi italiani presenti a Sun Valley anche John Elkann, presidente della Fiat e de La Stampa, e l’industriale Gianfranco Zoppas.
Ci sono anche un paio di altri capi di Stato e di governo, come il premier turco Erdogan.
Dopo questo lungo ma necessario elenco per capire l’importanza del meeting, è lecito pensare che si stia cominciando a guardare al futuro e a riallacciare commercialmente ciò che resta delle aziende tecnologiche italiane con il resto del mondo.
Mario Monti è arrivato a Sun Valley alle 19 ora locale di venerdì 13 scorso (alla faccia dei superstiziosi), preceduto di pochi minuti dalla notizia della decisione di Moody’s di ridurre di due gradini il rating dei titoli di Stato italiani, da A3 a BAA2.
Agenzie e tv americane attendevano Monti per un commento su Moody’s all’entrata del suo hotel, sul quale sventola un grande Tricolore, ma i funzionari di Palazzo Chigi che accompagnano il premier hanno fatto sapere che non avrebbe parlato. E così è stato. Monti è sceso dall’auto ed è salito nella sua stanza, ritirandosi per meno di 30 minuti. Quando è sceso, per andare alla cena della Allen & Co. Conference era accompagnato da Muhtar Kent.
Ieri sera, nel rituale incontro di fine serata al bar dell’hotel del resort si respirava un’aria di forte attesa per l’intervento di Monti, in ragione delle fibrillazioni sull’euro e sull’Italia rilanciate proprio dalla decisione di Moody’s.
Ad accogliere Monti nella sala del breakfast della “Allen & Co. Conference” il presidente di Fiat John Elkann ha organizzato un tavolo con tutti gli italiani presenti, riunendo gli industriali Zoppas e Volpe.
Quando Monti ha rilasciato nel corso del meeting, all’anchorman Charlie Rose Monti, la sua intervista ha avuto una occasione in più per promuovere l’Italia sul palcoscenico internazionale.
Certo il Governo Monti qui in Italia non vede tutti d’accordo sulle riforme e sulle manovre finanziarie fin’ora attuate. Troppo ossequioso nei confronti delle “casta” e delle banche. Ma una cosa è certa l’immagine dell’Italia all’estero è stata recuperata alla grande.
Corrado Rubino