Perse le prove dell'attentato di Brindisi. Autocombustione?

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La notizia, passata in sordina nei giorni scorsi sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali (che si sono ben guardati dal metterla in rilievo) appare invece gravissima.

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Lo scorso 2 luglio, alle 4 di notte un’esplosione che non ha provocato vittime avrebbe però bruciato nientemeno che il laboratorio della Polizia Scientifica che si trova all’interno dei locali della Direzione Centrale della Polizia di Stato a Roma. Gli uffici si trovano all’interno di un enorme complesso sulla Tuscolana che riunisce tutti gli uffici centrali e i reparti del Ministero degli Interni. Si presume quindi che sia un complesso di uffici ben protetti contro intrusioni ed evenienze particolari. Sembra che non sia stata formulata però alcuna ipotesi di dolo.

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Comunque è già stato individuato il colpevole: Caronte. L’ondata di caldo africano che ha alzato le temperature la scorsa settimana in tutta Italia sarebbe l’unico colpevole dell’incendio, definito di “autocombustione”, che ha distrutto le prove contenute all’interno del laboratorio. E doveva essere un Caronte proprio micidiale se ha provocato un’esplosione alle 4 di notte quando proprio il buio aveva comunque raffreddato tutto l’ambiente.

Seppur in sordina la notizia è trapelata e Massimo Sideri, sulle pagine del Corriere della Sera, una domanda -lecita- se la pone: perché far trapelare la notizia soltanto una settimana dopo?

Quando tutto sicuramente è stato già ripulito, aggiunge lo scrivente?

Il pronto intervento dei Vigili del Fuoco ha evitato il peggio, ma viene poi da chiedersi come mai un complesso così importante non sia dotato di un sistema antincendio automatico? E se il sistema fosse installato come mai non ha funzionato? E perché l’autocombustione avviene in piena notte, addirittura poco prima dell’alba e non invece quando la temperatura raggiungeva i quasi 40° in pieno giorno?

Non è di poco valore ciò che è andato distrutto, fra i fascicoli andati in fumo ci sono quelli che riguardano la strage di Brindisi, quella in cui la piccola Melissa Bassi perse atrocemente la vita, quella per cui Veronica Capodieci sta patendo ancora indicibili sofferenze.

Gli investigatori si premurano a specificare che tutte quelle prove sono comunque ormai repertate e che Giovanni Vantaggiato (finora unico colpevole) è reo confesso. E che si è autoaccusato anche di un altro attentato, per cui il processo non potrà subìre conseguenze. Sarà… ma se nascesse un dubbio e qualcuno volesse nuovamente esaminare le prove? Chiameremo a testimoniare Caronte probabilmente. Quando si parla di “calda Giustizia”.

Della soluzione di questo attentato già non eravamo del tutto convinti prima, con un 68enne che -tutto da solo- avrebbe messo sotto scacco mezza Italia, spostato un enorme cassonetto, trasportato tre bombole di gpl, innescato un ordigno e fatto esplodere il tutto con la freddezza di un sicario di provata nomea, terrorizzato tutti gli studenti e i genitori, tenuti impegnati tutti gli inquirenti dopo ben un mese di indagini su un filmato che lo riprendeva bene in viso. Ora tutte le prove e i reperti, con un’altra esplosione, sono nuovamente andati in fumo.

Caronte è certamente un caldo carogna, di questo -almeno di questo- non avevamo molti dubbi.

Luigi Asero

 

 

 

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