In Europa la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno. È nell’aria la sensazione secondo la quale se un giorno viene fatto un passo in avanti, il giorno seguente ne vengono percorsi due indietro. I vari leader della c.d. eurozona rilasciano dichiarazioni come “l’euro è un processo irreversibile; faremo di tutto per salvare l’Europa”, ma nella sostanza nulla accade e di conseguenza nulla cambia, anzi peggiora!
In apparenza la confusione regna sovrana, nei fatti però quel che per tanti è confusione per pochi è ordine, un nuovo ordine!
La grande operazione “Europa” pian piano prende forma, anche se, a mio parere, è importante evidenziare un aspetto che emerge dalle parole di Draghi, secondo il quale l’Europa ha tutti gli strumenti per superare la crisi e se un Paese è in difficoltà è sufficiente che chieda aiuto e, valutata la richiesta, verranno attivati tutti gli strumenti necessari per risolvere la situazione. Ma cosa succede nei giorni che separano la richiesta dalla risposta? Il caso Grecia è stato già dimenticato? Certamente no!!! La verità è che il motivo è sempre lo stesso: il Potere! Tutti questi discorsi possono essere sintetizzati in un’unica parola: Sovranità!! Vuoi l’aiuto dell’Europa? Cedi la sovranità! In fondo per poter far accettare ai popoli, a noi tutti, cambiamenti epocali, l’unico modo è presentare un’alternativa peggiore: lo spread crescente, la crisi, la disoccupazione dilagante.
In un contesto internazionale di questo tipo, non stupisce l’impotenza di una classe politica che da anni si preoccupa del proprio orticello e, di conseguenza, è distante dai problemi della cittadinanza.
In questo senso è emblematico il caso Sicilia e l’attenzione che ad esso è stato dedicato.
La Sicilia, terra popolosa, terra di voti, oggi (come da sempre, purtroppo!) sconta la mancanza di una visione politica d’insieme che miri a rilanciare una terra con un enorme potenziale, da sempre drammaticamente inespresso.
Dentro le stanze del potere, tanto in Europa quanto in Sicilia, si creano alleanze basate su obiettivi di tipo privato e quindi distanti dagli interessi di una popolazione sempre più sola e ormai soffocata dai propri pensieri.
Michele Cannavò