Fiori ciechi di Maria Antonietta Pinna

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“Fiori ciechi”, la copertina

“Fiori ciechi”: questo libro di Maria Antonietta Pinna è un’opera squisitamente artistica, una di quelle che spesso gli editori si rifiutano di pubblicare con la motivazione: “Troppo letterario”. Non c’è sesso a buon mercato, omicidi, spargimento di sangue. Nemmeno un misero stupro, uno sbaciucchiamento rubato nel sottoscala, una palpatina in ascensore. È un’opera frutto dell’ingegno e della creatività, molto originale anche. E in letteratura l’originalità è una dote indispensabile per distinguersi dalla massa scopiazzante e riciclante. Protagonista di questo libro bislacco, ma sarebbe più consono definire metaletterario, sono i fiori; in questo caso non propriamente espressione di dolcezza e delicatezza ma fiori parlanti, rivoltosi che hanno preso il sopravvento sugli uomini.

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I fiori che in campo artistico hanno ispirato celebri pittori quali Monet e Van Gogh, nella fantasia di Maria Antonietta Pinna assurgono a demoni baldanzosi e ribelli, un coro di voci ben assortite che potrebbero prestarsi per un’ottima commedia teatrale. In letteratura, sebbene cerchi di sforzare la memoria, non ricordo opere in cui protagonisti siano i fiori, forse c’è andato vicino Notsume Soseki, un autore poco conosciuto in  Italia, ma Maria Antonietta si spinge molto oltre con la fantasia.

Il libro della Pinna è composto da due novelle piuttosto crude e crudeli. La prima, nell’immaginifica repubblica di Florandia, governanti ciechi e senza scrupoli porteranno al baratro il pacifico popolo dei fiori. Questo racconto mi ricorda il capolavoro di Orwell, La fattoria degli animali, sebbene il contesto e la metafora siano diversi, entrambi parodiano la stupidità, l’ottusa arroganza di quanti detengono il potere.

E anche in Fiori ciechi il risultato è molto efficace. Il secondo racconto è un viaggio nel buio, nel labirinto insondabile della mente umana, l’autrice ci prospetta un mondo sommerso di rifiuti, popolato da batteri killer mangiapetrolio, una tetra realtà a cui ci ha condannato il progresso, la cupidigia, l’irresponsabile sete di arrivismo. Uno scenario da incubo. Uno scenario forse  lontano dalla realtà meno di quanto si possa pensare. Il tutto reso ancor più drammatico da una prosa incisiva e accattivante. Consiglio di tenere d’occhio questa scrittrice, il suo è un esordio di tutto rispetto, lontano dagli stereotipi commerciali, lontano dai romanzetti strappalacrime alle adolescenti. “Fiori ciechi” (Annulli Editori, pagg.137, €. 9.00) è un libro di denuncia, per palati forti, per gente che ama ragionare con la propria testa.

Salvo Zappulla

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