In sostituzione del capolavoro di Federico Garcia Lorca “La casa di Bernarda Alba”, spettacolo del cartellone 2011-2012, il Teatro Stabile di Catania propone un altro importante titolo della grande letteratura drammatica europea, “Il Drago” di Evgenij Schwarz. Si tratta di scelta non casuale nell’anno in cui l’Unione Europea ha conquistato il Nobel per la Pace: la commedia, scritta dal drammaturgo russo nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, è infatti un autentico inno alla libertà e alla democrazia, vissute come conquiste consapevoli del vivere civile.
Adattamento e regia sono di Ezio Donato, scene e costumi di Dora Argento, musiche di Joe Schittino, coreografie di Donatella Capraro, luci di Franco Buzzanca. Protagonista, nel ruolo del titolo, è Pippo Pattavina, autentico beniamino del pubblico. Il nutrito cast degli interpreti annovera ancora Giorgia Boscarino, Lucia Fossi, Alessandro Idonea, Marzia Longo, Alberto Mica, Plinio Milazzo, Viviana Militello, Luca Notaro, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Francesco Russo, Clio Scira Saccà, Sergio Seminara, Maria Rita Sgarlato, Giorgia Sunseri.
La programmazione al Teatro Ambasciatori, destinata non solo agli abbonati che devono recuperare lo spettacolo ma aperta al vasto pubblico, prevede sia rappresentazioni serali (inizio ore 20,45) che pomeridiane (ore 17,30). Le prime si effettueranno nei giorni 13, 15, 19, 20, 21, 22 novembre, le seconde avranno luogo il 14 e 25.
Agevolazioni sono previste per gli abbonati della scorsa stagione che recuperano con Il Drago lo spettacolo annullato La casa di Bernarda Alba. A coloro che abitano fuori città è data la possibilità di prenotare telefonicamente la data e il posto; chi risiede a Catania e dintorni potrà effettuare la prenotazione al botteghino di via Fava oppure negli uffici di via Museo Biscari 16, dietro esibizione dell’abbonamento 2011-2012.
Il Drago è una fiaba teatrale concepita quale chiaro atto di accusa contro il nazismo che era riuscito a sottomettere l’Europa, senza che i suoi cittadini fossero stati in grado di ribellarsi. A guerra conclusa, la censura sovietica ne proibì la rappresentazione a Mosca, forse temendo potesse alludere anche alla dittatura stalinista. La morale è chiarissima: quando una collettività, per ignavia o per paura, delega il governo ad un unico potere, le forze del male finiscono col vincere sul bene e nessuno potrà più chiedere giustizia.
Approfondimento – Trama
In una città immaginaria, che sulla scena sarà ambientata dentro un quadro di Marc Chagall, da più di quattrocento anni impera un drago. Ha imposto un tributo alla città. Una specie di racket, un “pizzo”, una tangente. Come avviene per la mafia e per tutta la criminalità organizzata, in cambio della protezione da ogni forma di delinquenza e dall’arrivo di altri possibili “draghi”, i cittadini pagano annualmente il tiranno con mille vacche, duemila pecore, cinquemila galline, mezzo quintale mensile di sale, dieci orti di insalata, asparagi e cavolfiori. Il drago sceglie, inoltre, ogni anno una ragazza che i cittadini gli consegnano per poi non rivederla mai più.
Un bel giorno arriva Lancillotto, nemico giurato di tutti i draghi del mondo. Vuole liberare la città. Portare la democrazia in un paese dove regna l’oppressione del feroce tiranno, che in nome della pace sociale tiene in soggezione il popolo e lo sfrutta. Ma nessuno vuole essere liberato. Persino la figlia del segretario comunale, destinata quell’anno ad essere sacrificata al drago, è rassegnata a morire per il bene del paese. Lancillotto tenta di dissuaderla, e se ne innamora ricambiato. Adesso il cavaliere ha qualcuno da difendere. Sfida il drago e lo uccide combattendo. La città sembra essere liberata. Se nonché il Sindaco, prima al servizio del drago, ripresi ora tutti i suoi poteri, continua a tenere in soggezione tutti i cittadini come faceva il drago, ma in forma più sottile e subdola. A ribellarsi è solo la ragazza. Lancillotto allora capisce che la libertà deve essere conquistata consapevolmente, che la vera lotta deve nascere da una volontà collettiva di liberarsi dal male; deve essere combattuta con le proprie forze e attraverso un lungo ma più efficace processo di riscatto, determinato dall’educazione e dalla cultura.
Una battuta del testo sintetizza il significato profondo della storia: “Pensa che sia facile amare gli uomini?”. Sono parole che ci stimolano a comprendere che il “drago” è intorno a ciascuno di noi; forse vive nella casa accanto … o addirittura, se guardiamo con più attenzione, il male è dentro noi stessi. Riconoscerlo, combatterlo, come fa il prode Lancillotto nel suo ostinato amore per l’umanità, induce ad un umanesimo che diventa ai nostri giorni una prospettiva sempre più necessaria.