Elezioni nazionali: mentre è iniziato il countdown, il conto alla rovescia, solo pochi giorni e poi si vota, ecco rispuntare volti che credevamo scomparsi nell’oblio. È vero, a volte ritornano, forse ritenendo che tutti si ricordano di loro, o forse sperando – vista la drammatica situazione – che possano riconquistare una poltrona di prestigio. È il caso del prof. Romano Prodi, apparso, sicuramente “non” inaspettato, sul palco allestito in piazza Duomo a Milano per la manifestazione del cosiddetto centrosinistra, accanto a Pier Luigi Bersani. “Dopo 4 anni sono di nuovo salito su un palco perché oggi vale la pena. Sono venuto qui per ribadire l’importanza della sfida per l’Italia e per la Lombardia e per farvi l’invito a votare uniti. E poi torno al mio lavoro“, ha sentenziato Prodi, fra gli applausi dei presenti. C’è da credergli?
È difficile che l’Italia riesca a scrollarsi i fantasmi del passato, recente o meno recente, è difficile cancellare l’eterno sorriso dal volto del buon Romano. È difficile, soprattutto, andare a scegliere il “meno peggio” in questa importante elezione che dovrebbe cambiare il volto dell’Italia. Certamente muterà l’immagine del Parlamento nazionale, tanti eletti che, se pur espressione di un voto, non rappresenteranno pienamente gli italiani e i loro “veri” interessi. L’effetto-Grillo avrà un suo peso determinante nello scompaginare gli assetti delle alleanze che si intravedono per potere formare un Governo che abbia un minimo di credibilità. Grillo, probabilmente, non approderà al 35 per cento sperato, ma è possibile che a questa percentuale giunga vicino: se così sarà, verrà per il leader delle piazze il “momento della verità”, dovrà cercarsi le alleanze, ma dove? A sinistra oppure a destra? E gli altri che faranno?
Troppi gli interrogativi, troppe le incognite che sono scaturite da questa campagna elettorale ormai agli sgoccioli, il tutto contornato da scandali nuovi e vecchi che vengono a galla ora. Ora: un momento storico travagliato che ha registrato come l’imprevisto possa accadere: basti riflettere sulle “dimissioni” del pontefice Benedetto XVI, su ciò che le ha provocate e come potrà trasformarsi la Chiesa fra qualche mese, con l’elezione del nuovo Papa. Sotto gli occhi di tutti si verificano avvenimenti di grande portata. La comunità umana è attanagliata da una crisi che sembra avvilupparla in una morsa dai mille tentacoli, economici, politici, culturali, religiosi. La caduta del muro di Berlino, il disfarsi del blocco sovietico avevano creato l’aspettativa di una convivenza tra i popoli finalmente priva dell’incubo della guerra atomica. Ciò che invece si è determinato è stato un processo di natura profondamente diversa, caratterizzato dalla mondializzazione, dalla connessa finanziarizzazione della vita economica, dall’affermarsi di un policentrismo a geometria variabile come contraltare del tramonto di egemonie totalizzanti. Quanto accade oggi si scontra contro il muro dell’indifferenza.
A ben guardare anche queste elezioni andranno a fare i conti con l’indifferenza, poiché anche il voto di protesta, di conservazione o radicalizzazione trova le sue profonde radici nella sfiducia che ha inevitabilmente prodotto l’indifferenza stessa.
Salvo Barbagallo