Dopo l’elezione di Laura Boldrini alla presidenza della Camera dei Deputati è stato il turno della presidenza del Senato. Ancora una volta il centro-sinistra si è aggiudicata l’elezione con il suo candidato, Piero Grasso che ha conquistato i voti di 137 senatori con il contributo di una decina di grillini che, lasciati liberi di votare “secondo coscienza” dal M5S, hanno scelto di orientare la propria preferenza verso il candidato Pd.
Insorge il PdL che parla di “occupazione militare” della sinistra e che aveva ricandidato il presidente uscente, Renato Schifani, contando sui voti della Lista Civica di Monti, che alla fine però ha scelto di votare scheda bianca.
Il PdL parla di “inciucio” ora tra Pd e M5S e sembra intenzionato a far pressing per tornare presto a votare, sempre più difficile appare quindi la possibilità di formare un Governo, necessità assoluta per il Paese che si trova nel pieno di una crisi senza precedenti e che richiede azioni di Governo e non “manovre di Palazzo”.
Difficile comprendere lo scenario che si apre, pur non discutendo dell’onorabilità dei due Presidenti eletti ai più alti scranni del Parlamento ora si dovrà fare i conti con la formazione di un Governo. Cosa che, semplicisticamente, diventa realizzabile soltanto con un “governo tecnico”, improponibile dopo l’ultimo anno e soprattutto “di chi?” oppure con un accordo Pd-M5S. E qui ci si scontra con le idee apparentemente non chiare del movimento grillino. Cosa accadrà a questo punto è difficile dire e possiamo solo pensare che è tutto un “work in progress” sulle spalle degli italiani.
Luigi Asero