Dai grandi entusiasmi dei fedeli per l’elezione di Papa Francesco, dimostrazione di come la Chiesa sa trovare le soluzioni adeguate ai tempi, agli squallori della politica italiana che non riesce a individuare la necessaria via dell’equilibrio. Una situazione che appare, al momento, senza sbocchi e che presenta lati oscuri e inquietanti.
Grillo e il suo Movimento incominciano a scoprire il loro gioco, forse non quello definitivo, ma sicuramente chiarificatore di scenari pregressi (sconosciuti, che tendono timidamente ad affiorare) e di scenari nuovi che non fanno presagire nulla di buono.
Oggi avrà inizio la “maratona” per il nuovo Governo del Paese: alle 10:30 la seduta numero uno della Camera dei Deputati nella XVII legislatura. La seduta sarà presieduta da Antonio Leone del Pdl, con i quattro deputati segretari provvisori, Gregorio Fontana, Lorena Milanato , Pino Galati (tutti e tre del Pdl), e Giampiero Bocci (Pd). La Giunta delle Elezioni provvisoria sarà presieduta da Pino Pisicchio e sarà composta dai deputati membri della Giunta delle Elezioni nella precedente legislatura presenti in Aula. L’elezione del Presidente della Camera avviene con una votazione segreta per schede. Nella prima votazione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti l’Assemblea, ovvero 420 voti. Per il secondo ed terzo scrutinio il regolamento della Camera richiede la maggioranza dei due terzi considerando anche le schede bianche. Per gli eventuali scrutini successivi è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti (316), computando anche le schede bianche.
Al Senato la seduta avrà inizio alle ore 11 e sarà presieduta dal senatore a vita Emilio Colombo (93 anni). I sei senatori segretari provvisori saranno i sei eletti più giovani: tutti di Pd e M5S. L’elezione del Presidente si tiene con una votazione segreta per schede. Nei primi due scrutini per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato (161). Nel caso in cui non si raggiunga la maggioranza, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione in cui basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Nel caso in cui anche nella terza votazione nessuno abbia riportato la maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto in precedenza il maggior numero di voti. Sarà proclamato eletto Presidente chi prende più voti. A parità di voti è eletto il candidato più anziano in età.
Per quel che è apparso in questi ultimi giorni non ci sono accordi fra coalizioni: ogni leader è rimasto sulle proprie posizioni, sembrerebbe giunto a un punto morto il “dialogo” fra PD e M5s. Grillo, fra l’altro, ha messo già in campo il candidato Presidente alla Camera: è il trentacinquenne Roberto Fico.
Oggi, dunque, è il primo banco di prova dei nuovi eletti alla Camera e al Senato: si muoveranno fra schede bianche e nulle. C’è ancora chi auspica un accordo, anche se sul filo del rasoio: c’è, infatti, la consapevolezza che anche se si riuscisse a formare un’alleanza sarebbe talmente precaria che avrebbe breve durata.
Mentre tutti dicono di agire per il bene del Paese, i fatti mostrano il contrario: in realtà tutti sono contro tutti. C’è poco spazio per ben sperare.
Salvo Barbagallo
A farne le spese è sempre l’Italia. Poichè i punti di vista di questi partiti sono molto divergenti tra loro.