In questa Italia dove i mass media privilegiano le notizie-spettacolo, è passato completamente inosservato un evento (che tale può essere considerato) verificatosi in Sardegna: il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha deliberato che l’Isola è “zona franca”, con l’attivazione di un regime doganale autonomo esteso a tutto il territorio. Una decisione mirata a frenare la crisi e che avrà sicure ripercussioni positive per la collettività Sarda. Sardegna “zona franca” equivale, infatti, a “tax free”: niente Iva e benzina a un costo più basso dell’acqua.
L’evento si è registrato il 7 febbraio scorso, quando il presidente Cappellacci con la delibera specifica ha richiesto “la modifica del Regolamento prevedendo che tra i territori extradoganali dell’Italia sia indicato anche il territorio della Sardegna, isole minori comprese”, e il 12 febbraio ha inviato la richiesta ufficiale alla Commissione Europea per l’inserimento della Sardegna nell’elenco delle zone franche italiane unitamente a Livigno e Campione. Non a caso nel testo si fa subito riferimento al Trattato di Lisbona che sancisce “l’impegno solenne dell’Unione Europea alla riduzione dei divari tra le regioni ed al rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale”.
Come dicevamo, l’iniziativa è passata inosservata: certo non perché non possa interessare, ma, forse, per non creare…imitazioni nelle altre Regioni.
Il primo Comune sardo che già da mesi ha ottenuto il riconoscimento ufficiale è Portoscuso. Cappellacci ha dichiarato che “oltre 240 Consigli comunali dell’isola” si sono espressi a favore di questa misura, di fatto chiedendo il provvedimento. Cosa accadrà concretamente a partire dal 24 giugno prossimo con l’ufficializzazione della zona franca? Sul territorio non esisterà più il ricarico sui prodotti dell’Iva e il costo della benzina calerà drasticamente.
In Sicilia non si parla di “zona franca” da diversi anni: è passato tutto sotto silenzio con il fallimento dell’apertura dell’area di libero scambio nel bacino del Mediterraneo, che doveva avvenire nel 2010. Un silenzio che lascia molti interrogativi sul tappeto perché non spiega il mancato impegno dei governanti e dei politici siciliani.
Carlo Barbagallo