Interviene Matteo Renzi sul dibattito politico che stringe l’Italia in una morsa dalla quale sembra ogni giorno più difficile uscire. La nomina dei “saggi”, il perdurare del governo tecnico di Mario Monti che non ha certo avuto il plauso degli italiani alle scorse elezioni, i mercati in agguato pronti a tendere una trappola ennesima all’Italia (o forse più giustamente a punire) non danno spazio a dubbi. Troppo il tempo perso in dibattiti vuoti.
Così Matteo Renzi, (candidato alle ultime primarie del Pd che videro vincente Pierluigi Bersani), lancia una stoccata decisamente forte e quanto mai rispondente del pensiero degli italiani e degli osservatori stranieri: “Stiamo vivendo una situazione politico istituzionale in cui stiamo perdendo tempo”.
L’occasione per intervenire, dalla sua Firenze, è il suo intervento per le celebrazioni del 120° anniversario della Camera del Lavoro di Firenze. “Il mondo ci chiede di correre a velocità doppia”. E ancora: “Noi sindaci sappiamo bene quanto stiamo soffrendo per il patto di stupidità-stabilità. La politica che non sa correre produce soluzioni che non riesce a concretizzare”.
“Serve dunque credibilità politica e risposte sui temi del lavoro o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa: ormai bisogna prendere atto che la clessidra e agli sgoccioli”.
Gli fa eco Susanna Camusso secondo la quale si è perso tempo negando la crisi per troppo tempo e cercando solo tardi di porvi rimedio.
Secondo i senatori cosiddetti “renziani” vicini cioè alle proposte del sindaco fiorentino “bisogna ripartire dal referendum del 1993 che fu clamorosamente aggirato e abolire una legge giustamente invisa all’opinione pubblica, per poi studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini, anche attraverso il credito di imposta. Il modello al quale ci ispiriamo stimola una larga partecipazione degli elettori, con l’obiettivo di incentivare micro versamenti volontari. In 40 anni di finanziamento dello Stato alla politica è venuto infatti meno l’obiettivo nobile che lo ispirava, ovvero la capacità di eliminare corruzione e malversazione, così purtroppo non è stato. Ci auguriamo che il nostro disegno di legge trovi un ampio consenso trasversale in Parlamento e possa diventare segno tangibile di una politica che si rimette in discussione e si ispira a criteri di trasparenza e di sobrietà”.
Insomma, dopo le parole di Angelino Alfano di due giorni fa sembra che tutti si siano accorti che “la casa brucia”. Ci sarà ancora tempo per non raccoglierne soltanto macerie?
Luigi Asero