Inchiesta Circumetnea: dodici a giudizio

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Metro_fceLa Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio dei 12 indagati per gli appalti della ferrovia Circumetnea. Nell’inchiesta, relativa ai lavori dei tratti Borgo-Nesima e piazza Giovanni XXIII-Stesicoro, sono coinvolti, tra gli altri, gli imprenditori Santo Campione, amministratore della Sigenco ed Enrico Maltauro, amministratore delegato del Gruppo Maltauro costruzioni, Giuseppe Chiofalo, ex capo della segreteria tecnica del sottosegretario ai Trasporti Raffaele Gentile, e l’ex direttore dell’ufficio speciale Emergenza traffico del Comune di Catania, Tuccio D’Urso. La parte più rilevante dell’inchiesta riguarda i reati di truffa e frode in pubbliche forniture: per le opere di consolidamento degli scavi e per realizzare le gallerie sarebbero state impiegate grandi quantità di cemento di qualità inferiore a quella documentata, con gravi pericoli per la pubblica incolumità.

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Sono compresi nel fascicolo anche due episodi di corruzione. D’Urso deve rispondere solo di falso, perché nella qualità di direttore dell’ufficio speciale Emergenza traffico, avrebbe attestato di non trovarsi in condizioni di incompatibilità a svolgere un incarico. Oltre a lui, e a Campione, Maltauro e Chiofalo, gli altri indagati dell’inchiesta, per cui la Procura inviò le informazioni di garanzia il 16 ottobre del 2012, sono Roberto Di Pietro, Salvatore Fiore, Salvatore Forzese, Salvatore Innocente, Antonino Milazzotto, Elena Molinaro, Antonio Patanè e Rosario Randazzo. Chiesta invece l’archiviazione per l’ex direttore generale della Fce, Sergio Festa, per i consulenti Sebastiano Polizza e Daniele Peila e per il preside della facoltà di Ingegneria della Kore di Enna, Giovanni Tesoriere.

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Tuccio D’Urso oggi candidato a sindaco di Catania, ha fatto sapere  “di rinunciare all’imminente prescrizione dell’unico reato a lui contestato, cioè il falso”. “Lo farò – ha detto D’Urso, recentemente assolto dal processo sui parcheggi in project financing del Comune di Catania – per fare valere, come sempre, in giudizio l’assoluta trasparenza del mio comportamento”.

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